Lunghi e scroscianti applausi venerdi sera alla conclusione della prima di Bianca e Fernando al Carlo Felice: l’opera di Vincenzo Bellini era particolarmente attesa in quanto scelta nel lontano 7 aprile 1828 per l’inaugurazione dello stesso Teatro.
Una prima esecuzione moderna nella versione allora proposta, su libretto di Domenico Gilardoni, revisionato da Felice Romani, rappresentazione che mancava a Genova dal 1978.
Sorprende il bel preludio vivace a sipario chiuso che sembra quasi voler sdrammatizzare gli eventi che seguono: successivamente si apre una scena di gusto decisamente moderno, che all’inizio può lasciare perplessi, considerato che la storia è ambientata in Agrigento tra il XIV e XV secolo.
Bianco, grigio e nero, colori predominanti all’inizio, in un rutilare di motivi costantemente sferici e selenici, un gioco di rotonda mobilità continua, non facile talvolta da collegare al testo ma comunque pregevole ed efficace per tenere desta l’attenzione dello spettatore fino alla fine, quando vengono introdotti altri delicati elementi cromatici.
A tutto tondo anche alcune danze rese magnetiche dall’uso di ampi mantelli che ricordano il suggestivo volteggiare in circolo dei dervisci rotanti.
Filippo ha usurpato il trono di Carlo, duca d’Agrigento, lo ha dichiarato morto e segretamente rinchiuso in carcere. Fernando, figlio di Carlo, è stato pertanto esiliato ancora bambino, mentre Bianca, la figlia, già vedova del duca di Messina e madre, ignorando le trame e la perfidia di Filippo, ha accettato di diventare sua moglie.
Fernando, ormai adulto, torna in patria sotto mentite spoglie,col proposito di vendicare il padre e di spodestare il tiranno, pensando che la “ sciagurata” sorella Bianca sia sua complice.
L’opera non è considerata dai conoscitori al livello delle altre più famose – Norma, La sonnambula – del compositore catanese, purtroppo mancato troppo presto alla vita e all’arte: è comunque interessante in quanto contiene nell’insieme alcuni elementi toccanti e ricorrenti nella letteratura teatrale, figlio finto morto, padre sepolto vivo, forti sensi di obblighi e di colpa verso il padre, talmente presenti in Bianca da farle posporre persino il sentimento materno.
Dal testo affiora qualche elemento ancora sonnecchiante nella società attuale, ad esempio la supposta debolezza e la mancanza di discernimento nei sentimenti delle donne, che appaiono sempre bisognose dell’intervento e delle correttive in materia di padri e fratelli, più occhiuti e realistici.
Manca, ed è uno dei pochi esempi nella produzione operistica, una storia d’amore (quello di Bianca è un amore a senso unico in quanto fintamente ricambiato da Filippo) nonché…di suicidi: questa è piuttosto una storia di sentimenti familiari e fraterni, impareggiabile il momento del riconoscimento reciproco dei due fratelli.
La musica, magistralmente diretta dal Maestro Renzetti, in questa più che in altre opere di Bellini la fa da padrona, ma il librettista Romani si conferma fine psicologo, anche in un testo ritenuto più teatrale che musicale.
Le voci dei protagonisti, all’inizio non particolarmente convincenti, si scaldano e si potenziano man mano che la vicenda avanza, fino a provocare entusiasti applausi a scena aperta.
Infine che dire ancora sulla musica-lirismo di Bellini? Wagner scrisse che la musica di Bellini è profondamente sentita e strettamente legata al testo.
Una calzante illustrazione di quello che è stato definito il canto puro belliniano: musica che è un discorso, scorrevole ed asimmetrica come il parlare, priva di ripetizioni e incisiva nei momenti risolutivi del dramma, quando diviene mezzo espressivo di un sentimento di un determinato personaggio in una determinata situazione, e al tempo stesso espressione universale di quel sentimento.
“Motivi come la Casta Diva nella Norma, Ah, non credea mirarti nella Sonnambula e Qui la voce sua soave nei Puritani, sono ineguagliabili capolavori per la purezza e il respiro lirico della linea melodica e per l’emozione che arriva dal conflitto dei sentimenti; pura catarsi (Grande Dizionario Enciclopedico UTET)”.
Bianca e Fernando resta al Carlo Felice ancora per quattro rappresentazioni, nelle date di sabato 20 alle ore 15, di domenica 21 e 28 alle ore 15, di martedi 30 alle ore 20. Elisa Prato