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Carlo Felice, Die Liebe der Danae: mitologia buffa e malinconica

Carlo Felice, Die Liebe der Danae: mitologia buffa e malinconica
Una scena di Die Liebe der Danae

Successo di partecipazione e grandi applausi del pubblico per “Die Liebe der Danae”, opera-testamento di Richard Strauss su libretto di Joseph Gregor, cantata in tedesco e proposta per la prima volta in Italia, con cui il pubblico, oltre alla validità della rappresentazione, ha voluto premiare le difficoltà  dovute all’agitazione del personale nonchè alla sostituzione  del maestro Luisi per motivi di famiglia che hanno segnato lo spostamento della prima da domenica 6 a mercoledi 9 aprile.   

L’opera fu compiuta da Strauss  nel giugno del 1940, durante gli anni dell’ascesa del  nazismo e del secondo conflitto mondiale, che aveva assai preoccupato l’autore che assisteva impotente agli sconvolgimenti di una Germania che non riconosceva come la sua. Essa appare quasi come un appello ad aggrapparsi alla bellezza, che non salva la vita ma la rende vivibile e ai migliori sentimenti umani, per cui alla fine l’amore trionfa sull’avidità e sull’insicurezza psicologica e finanziaria.

Il regista Laurence  Dale, già conosciuto a Genova nella scorsa stagione per Sogno di una notte di mezza estate di Britten, inizia  con  forti immagini d’epoca in bianco e nero, che rammentano il contesto storico in cui “la mitologia gaia” venne scritta  e introducono alla riflessione sul testo: storia di  una fanciulla che, figlia di un re dilapidatore del suo patrimonio e assediato dai creditori, pur nel bisogno economico, affascinata dalla ricchezza e dall’idea di sposare un ricchissimo pretendente, alla fine rinuncia all’oro per amore.

Già, l’oro, l’affascinante prezioso metallo  e il suo magnetico luccicare che ha accompagnato la bramosia degli uomini fin dalla più remota antichità, è il vero protagonista di quest’opera.

La trama: tre sono i protagonisti principali, Danae, figlia del re Polluce ormai in miseria, Jupiter ovvero Giove noto per le sue avventure galanti  compiute spacciandosi per un animale, Midas , un tempo pastore di asini ed ora al servizio di Jupiter in cambio di un potere che  trasforma in oro ciò che tocca. Polluce vuol dare la figlia in sposa al re Midas per risanare le sue finanze: il pretendente arriva su una nave d’oro e, secondo gli ordini di Jupiter, si presenta alla fanciulla sotto le mentite spoglie del messaggero Chrysopher, che prepara l’arrivo di Midas. Danae  nel frattempo è rimasta impressionata da un sogno durante il quale veniva ricoperta da una pioggia d’oro che la rendeva felice. Durante l’incontro preliminare, tra Danae e il messaggero si stabilisce una  reciproca sintonia, per cui Midas -Chrysopher ammette di essere innamorato di Danae  e di volerla per sè. Il dio si infuria e maledice Midas che, abbracciando Danae, la trasforma in una statua d’oro. Ma Midas riesce a convincere Jupiter a lasciare la scelta a Danae; lei  sceglie Midas, che  tornerà ad essere un pastore  e ridiventa umana. Nel terzo atto ( che Strauss aggiunse successivamente) Jupiter si convince del sentimento di Danae, che vive in una capanna con Midas, e, commosso anche dal dono di un fermaglio da parte della fanciulla, rinuncia a lei benedicendola ed auspicando una vita più degna di un dio anche per sè.

Bella la scenografia classicheggiante, una sorta di palcoscenico nel palcoscenico, simpatico il motivo del deus ex machina che cala dal cielo, belle le scene d’insieme e  il ballo che apre il secondo atto. Il fumo che   invade spesso la rappresentazione sembra simboleggiare l’esitazione e una certa enigmaticità dei sentimenti di Danae che accentuano il lirismo del personaggio.

Il complesso ed impegnativo spartito  musicale di Strauss, ricco di movimenti teatrali, lirismi e raffinatezze tecniche e psicologiche, ha messo  alla prova un’orchestra sovradimensionata  che Il giovane direttore Michael Zlabinger ha condotto quasi sempre con  una buona  sintonia con il  palcoscenico.

Angela Meade è stata una magnifica, equilibrata ed intensa Danae, il poderoso  John Matthew Myers ha convinto ed entusiasmato nel ruolo di Midas. Efficace il non facile ruolo di Scott Hendricks nei panni di Jupiter.

Buono il livello del cast: Timothy Oliver ( simpatico e briccone Merkur), Tuomas Katajala (Pollux), Valentins Farcas (Xanthe), Anna Graf (Semele), Agnieszka Adamczak (Europa), Hagar Sharvit (Alkmene), Valentina Stadler (Leda).

Una menzione speciale per l’efficacia del coro, per gli splendidi costumi, nonchè per i danzatori del balletto Fondazione Formazione Danza e spettacolo “For Dance” ETS, affascinanti, magnetici, onnipresenti e perfettamente integrati nelle dinamiche del cast.

Prossime rappresentazioni domenica 13 alle 15 e mercoledì 16 alle 20. Durata tre ore e cinque minuti compresi i due intervalli. ELISA PRATO

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