Applausi interminabili e prolungati anche a scena aperta per la prima di Andrea Chénier, sesto titolo della Stagione Lirica 24-25, che ha debuttato giovedi sei febbraio al Teatro Carlo Felice.
Andrea Chénier, dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, andato in scena alla Scala nel 1896, è ispirato alla vita del poeta, greco da parte materna, nato a Costantinopoli nel 1762, nel quale i romantici francesi identificarono un precursore. Chénier aveva scritto le sue Elegie e le Bucoliche di ispirazione classica nell’ambiente dell’Illuminismo che aveva portato alla Rivoluzione, ai primordi della quale aveva partecipato attivamente. Disgustato dagli eccessi del Terrore che aveva denunciato con pesanti versi satirici, era stato ghigliottinato due giorni prima della caduta di Robespierre.
L’azione scenica inizia alla vigilia della rivoluzione francese. Durante una festa nel castello di Coigny il poeta, provocato dalla contessina Maddalena, improvvisa sul tema dell’amore, condannando clero e nobiltà. Il trattenimento viene interrotto dall’irruzione di un gruppo di popolani affamati che vengono cacciati.
Con il secondo quadro, a Parigi, Maddalena cerca l’aiuto del poeta, già inviso ai seguaci di Robespierre e al suo luogotenente Gérard: quest’ultimo è innamorato della contessa, la sorprende insieme al poeta, che la fa fuggire e ferisce Gérard. Chénier viene arrestato e contro di lui viene stilato un atto d’accusa che, secondo una tecnica oggi familiare, trasforma in colpe i fatti più irrilevanti.
Maddalena tenta di salvarlo offendosi a Gérard, ma la condanna è ormai inevitabile, nonostante il pentimento di quest’ultimo: la contessa si sostituisce ad una condannata e si avvia verso la ghigliottina con il suo amato.
Nonostante la dinamicità dell’azione i profili psicologici risultano ben evidenziati. La donna che si sacrifica per amore è un motivo costante del romanticismo. Chénier difende con ardore i propri ideali, ma ciò non lo conduce al sonno della ragione quando questi si trasformano in un franetico bagno di sangue. Interessante il percorso di Gérard, il servo diventato capo dei rivoluzionari, verso l’acquisizione della consapevolezza di essere rimasto un servo e di aver solo cambiato padrone.
L’opera è in linea con la qualità delle rappresentazioni che da qualche tempo caratterizza il Teatro Carlo Felice. Consensi per la regia di Pier Francesco Maestrini, le scene e i video di Nicolas Boni. Bellissimi i quadri iniziali, all’interno di una simbolica cornice spezzata, prettamente settecenteschi, così come i magnifici costumi di Stefania Scaraggi. E bellissime anche le scene d’insieme, sempre molto dense di figuranti, vere protagoniste dell’opera, quasi un susseguirsi caleidoscopico di stampe dell’epoca. Immancabile, sullo sfondo del quadro finale, una spettrale ghigliottina. Suggestive le coreografie di Silvia Giordano e le luci di Daniele Naldi.
Il maestro Donato Renzetti ha diretto l’orchestra con la consueta misura ed attenzione al palcoscenico, nonostante la direzione si presentasse complessa per le varie e diverse sonorità, mantenendo la tensione che pervade tutta l’opera sia nelle scene intimiste che in quelle di massa.
Interpreti maschili eccezionali e perfettamente inseriti nel ruolo: Fabio Sartori-Chènier e Amartuvshin Enkhbat-Gérard sono una coppia da manuale e meritano in pieno i vigorosi applausi a scena aperta del pubblico entusiasta. Bene anche il cast femminile: Maria Josè Siri ha onorato le aspettative e così le altre interpreti, tra le quali si è apprezzata la voce incisiva ed equilibrata di Manuela Custer-Madelon.
Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier de Monte-Carlo. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS. L’opera è stata rappresentata al teatro Margherita nel 1991 prima dell’inaugurazione del nuovo Carlo Felice e mancava dal 2009.
Lo spettacolo sarà in replica domenica 9 gennaio alle ore 15.00 mercoledì 12 alle ore 20.00 e sabato 15 alle ore 15.00. Durata due ore e mezza intervallo compreso. Da vedere. ELISA PRATO
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