E’ prevista il prossimo 11 gennaio la sentenza per Evaristo Scalco, il maestro d’ascia che, esasperato dai continui schiamazzi notturni nei vicoli di Genova, la notte tra l’uno e il 2 novembre 2022 prese arco e freccia e con un colpo uccise il 41enne peruviano Javier Alfredo Miranda Romero che festeggiava con un amico la nascita del figlio sotto casa sua.
Dopo la richiesta di ergastolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e addirittura dall’odio razziale, respinti dall’imputato, oggi è stata la volta degli avvocati della difesa.
Secondo quanto ricostruito dai legali difensori Jacopo Pensa e Federico Papa, il maestro d’ascia, contro il quale erano stati perfino lanciati dei petardi e diversi insulti, non voleva affatto uccidere, ma solo spaventare e fare scappare via i fracassoni per poi potere tornare a dormire e andare al lavoro la mattina dopo. Per questo non merita l’ergastolo.
Inoltre, è emerso che il 63enne non soltanto non voleva uccidere il 41enne, ma non voleva neppure ferirlo né colpirlo con la freccia, tanto che è uscito subito fuori di casa per andare a soccorrere il sudamericano: “Volevo spaventarli dopo che mi avevano tirato i petardi e pensavo di colpire i vasi di fiori sulla piazzetta. Sono disperato per quello che ho fatto”.
Nella loro arringa in Corte d’Assise, i legali difensori hanno chiesto ai giudici di primo grado: “Questa persona lavoratrice, mite, avventurosa, deve morire da ergastolano? Scalco ha avuto un blackout che lo ha portato a commettere un gesto di cui si é subito pentito, ma non voleva uccidere, né ferire, voleva solo spaventare”.
Riguardo alla presunta aggravante dell’odio razziale, respinta dalla difesa, l’imputato ha chiarito che in quel frangente, non causato da lui, e stante l’esasperazione per gli schiamazzi notturni: “Non ricordo se ho detto ‘stranieri di m….’ o ‘gente di m….’, ma non sono certo un razzista. Mia moglie fra l’altro è argentina. Ho sempre viaggiato per lavoro. Ho tanti amici stranieri”.