“Le ‘ardite’ ricostruzioni del vice ministro Edoardo Rixi (Lega) sull’aggressione al sindacalista Cgil e su possibili scenari di rigurgiti d’odio costruiti ad arte e, come lui sostiene, smentiti dai fatti che evidentemente conosce, potrebbero contenere notizie utili agli inquirenti a cui è bene che il vice ministro si rivolga.
Nel frattempo gli sarebbe utile un ripasso di storia sulla presenza dei fascisti a Genova visto che oltre ad essere ‘ardite’ le sue dichiarazioni sono anche negazioniste”.
Lo hanno dichiarato oggi i responsabili della Cgil di Genova e della Liguria attaccando l’esponente del Governo che ha parlato di “odio strumentale” e di “rigurgiti d’odio dei professionisti dell’antifascismo che su quello hanno fatto carriere” in riferimento al caso del sindacalista Cgil che ha denunciato di essere stato vittima di un’aggressione di “stampo fascista” a Sestri Ponente, ma che poi, quando gli investigatori della Digos hanno rilevato varie incongruenze nel suo racconto, ha ritirato la denuncia.
“Nonostante gli attacchi – hanno aggiunto dalla Cgil – alla libertà di stampa e alla magistratura, al diritto di cronaca, a quello di manifestare, di scioperare, al ruolo e all’autonomia della magistratura e, non per ultimo, alla Costituzione Antifascista ad opera della maggioranza e del governo di cui Rixi è esponente, in Italia le indagini e le sentenze le fanno ancora gli inquirenti e la magistratura.
Saranno le indagini degli inquirenti a dire cosa è accaduto. Se l’aggressione c’è stata saremo tutti molto preoccupati, in caso contrario saremo tutti molto contenti perché il sindacato, la Cgil, le stagioni dell’odio le ha combattute e ha avuto i suoi caduti e subìto assalti di vandalismo alle proprie sedi. Non nel 1945, ma nel 2021.
Le piazze pacifiche, democratiche e antifasciste, come quella dell’altra sera a Sestri Ponente o come quelle del 25 Aprile, del Primo maggio, del 30 giugno (Rixi ripassi cosa è accaduto a Genova nel Sessanta, non nel 1945) e le tante che anche in questi mesi hanno manifestato per la pace, contro il ddl Sicurezza e la precarietà, contro la desertificazione industriale e per il rinnovo dei contratti di lavoro, contro i femminicidi e i morti sul lavoro, contro le mafie, per la sanità e la scuola pubblica, sono piazze democratiche ed antifasciste che da sempre hanno fatto e continueranno a fare da argine alla mala politica, alla corruzione, a chi vorrebbe demolire i principi di democrazia, di libertà, di giustizia sociale propri della nostra Costituzione.
Siamo consapevoli che queste piazze possano non piacere a quell’Italia che avremmo voluto pacificata dalla condivisione dei valori della nostra Costituzione Antifascista scaturita dalla Resistenza, oltre che dal giudizio della storia.
Ma c’è chi continua a non riuscire neanche a pronunciare la parola antifascista, chi si vanta di fare collezione di reliquie fasciste e chi, come il viceministro Rixi ritiene che le piazze antifasciste siano un teatrino che serve a seminare odio o siano retorica da corteo”.
La replica di Rixi.
“La storia – ha replicato oggi Rixi – ha chiuso il capitolo del fascismo nel 1945. E’ stato sconfitto grazie all’impegno della Resistenza, a partire dal primo partigiano d’Italia Aldo ‘Bisagno’ Gastaldi, con l’aiuto di americani e alleati.
Continuare a evocarlo come spauracchio per racimolare consenso rivela solo una cosa: mancanza di argomenti concreti.
Le ripetute sconfitte della sinistra non nascono da un ‘pericolo nero’, ma dal vuoto di idee.
Siamo nel 2025, non nel 1945 né negli anni ’70. Noi non abbiamo nostalgia di quei periodi.
La Costituzione repubblicana è patrimonio comune, non terreno di battaglia ideologica.
Il centrodestra, eletto democraticamente, risponde ogni giorno ai problemi reali. Altri, ai fantasmi.”