Sul caso dei dossieraggi di cui si parla in questi giorni, purtroppo troppo poco, emerge un dato incontrovertibile: la Lega era il partito più spiato. Al punto che appare un’ossessione per pm, ufficiali di polizia giudiziaria e giornalisti.
Insomma, la Lega dava (e dà ancora) fastidio e allora andava ben controllata.
Bisogna pur riconoscerlo. Le posizioni della Lega, per certi versi giuste ma radicali, facevano paura.
Così come fanno paura quelle di Matteo Salvini e allora bisognava e bisogna bloccarlo in ogni modo.
Processi, dossieraggi, stampa e toghe di parte e perfino quella chat fra magistrati in cui sostanzialmente si diceva: “Salvini ha ragione, ma comunque bisogna attaccarlo”.
Tutto questo, però, non è politica. Anche se ahimè oggi funziona così: ti faccio fuori politicamente con altri mezzi.
Non ci sono riusciti. Anzi, ora dopo diversi anni cominciano a emergere fatti che non possono che rafforzare la Lega e la sua leadership.
Dalle nuove carte della Procura di Perugia che indaga sui presunti spioni, infatti, è saltato fuori il dossier denominato “Lega Nord” confezionato dopo l’exploit di Matteo Salvini alle elezioni politiche del 2018.
Risultano decine i nominativi di leghisti e società messi sotto controllo.
Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano Il Tempo, si tratta di una “relazione” del gruppo comandato dal finanziere di p.g. Pasquale Striano, trasmessa al supervisore Antonio Laudati, l’ex pm indagato in concorso con l’ufficiale di polizia giudiziaria e tre giornalisti del quotidiano Domani, a vario titolo, per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto.
L’ex pm e il finanziere di p.g. devono rispondere pure di falso e abuso d’ufficio.
E tra i dossier inviati alle varie Procure quando Salvini era titolare dell’Interno nel Governo Conte I, risulterebbe anche la “relazione” del gruppo di Striano in cui viene delineata la cronistoria dell’inchiesta sui 49 milioni di euro della Lega, che in sostanza era partita dalla Procura di Genova su segnalazione della Guardia di Finanza.
Non appare un caso che la prima “Sos” (Segnalazione di operazioni sospette) ritenuta illegale, setacciata da Striano e che sarebbe stata inviata a un giornalista all’Espresso, ossia il settimanale che aveva avviato l’inchiesta giornalistica contro il Carroccio, sembrerebbe riguardare quello che è stato definito “il manager dei misteri finanziari della Lega”.
L’inchiesta sui 49 milioni aveva coinvolto Umberto Bossi e l’ex tesoriere Maurizio Belsito, fin dall’inizio poco gradito e poi molto contestato e cacciato via dagli stessi leghisti, ma ancora oggi pesa come una mannaia sulla politica e sui conti della Lega di Salvini. Prof. Paolo Becchi