Non soltanto i membri del comitato portuale, che avevano votato per la concessione del Terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli.
Gli investigatori della Guardia di Finanza di Genova in questi giorni hanno sentito a Sit (sommarie informazioni testimoniali) altre 14 persone nell’ambito della maxi inchiesta per presunti fatti di corruzione del 2020-21 che martedì 7 maggio ha portato agli arresti il governatore ligure Giovanni Toti (ai domiciliari), l’imprenditore portuale Aldo Spinelli (ai domiciliari), l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore (sospeso) di iren Paolo Emilio Signorini.
In particolare, in caserma sono state prese a verbale sei testimonianze relative alla corruzione elettorale e otto per la corruzione legata alle vicende nel Porto di Genova e i finanziamenti al partito del governatore ligure.
I loro racconti, secondo gli inquirenti, servirebbero per corroborare ulteriormente l’ipotesi accusatoria dei pm genovesi. Tuttavia, gli atti della maxi inchiesta, al momento degli arresti, contavano già oltre 9mila pagine di accuse raccolte in tutti questi anni.
Le persone sentite a Sit sono i vertici della Cosme, la società che, secondo l’accusa, avrebbe fatto i colloqui di lavoro a elettori della comunità riesina a Genova e che avrebbero votato per il partito di Toti alle elezioni regionali del 2020.
In particolare, Daniele Zaffiri, all’epoca presidente del consiglio di amministrazione di Cosme, e poi Cristiano Lavaggi, consigliere di amministrazione di Iren, che avrebbe procurato i colloqui alla Cosme su sollecitazione dell’allora capo di gabinetto Matteo Cozzani (agli arresti domiciliari dal 7 maggio per corruzione con l’aggravante mafiosa).
E poi il presidente della società ciclistica che avrebbe pagato il soggiorno in albergo per i fratelli Angelo Arturo e Italo Maurizio Testa (sospesi da Forza Italai e sottoposti agli obblighi di dimora), per conto del candidato Stefano Anzalone (indagato e attuale consigliere regionale).
Infine, un architetto che si era occupato della pratica della spiaggia di Punta dell’Olmo, che interessava ad Aldo e Roberto Spinelli, e funzionari della Regione Liguria che si occuparono della pratica di Esselunga.