“Abbiamo appreso da organi di stampa – si legge in una nota diramata oggi dalle toghe rosse di Magistratura Democratica – che la Commissione parlamentare Antimafia ha richiesto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova gli atti del procedimento” che martedì 7 maggio, a un mese dalle elezioni europee e amministrative, ha portato agli arresti domiciliari per corruzione elettorale il governatore della Liguria Giovanni Toti.
“Abbiamo appreso, inoltre – hanno aggiunto i responsabili della potente corrente di sinistra all’interno dell’Anm – che la stessa Commissione ha convocato il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova affinché riferisca su fatti relativi a quella stessa, delicata, indagine giudiziaria che risulta essere tuttora in corso.
Certi che il rispetto reciproco tra le istituzioni coinvolte sarà la cifra che caratterizzerà lo scambio di informazioni, non è inutile rammentare che il compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta non è quello di ‘giudicare’, né di sostituirsi alla magistratura, nell’attività di accertamento dei fatti.
Il potere d’inchiesta parlamentare, per sua fisionomia, ha infatti natura squisitamente politica, attraverso cui le Camere procedono all’acquisizione di informazioni, notizie e altri dati utili all’esercizio delle funzioni proprie del Parlamento, quali sono quella legislativa e di controllo sull’attività del Governo.
Siamo fiduciosi che tutti gli attori istituzionali, in uno spirito di leale collaborazione, sapranno contemperare le esigenze e le prerogative parlamentari con quelle di autonomia e indipendenza della magistratura.
È infatti indispensabile che si confermi in ogni passaggio istituzionale, ma anche nella comunicazione mass-mediatica, l’assenza di qualunque interferenza parlamentare nelle scelte esclusive del pubblico ministero.
Ciò è tanto più necessario oggi, in una contingenza politica in cui alto è il rischio che gli effetti nefasti della annunciata separazione delle carriere, incomincino a fare breccia culturale in un’opinione pubblica persuasa che il pubblico ministero possa essere chiamato a rendere conto al Parlamento delle sue iniziative giudiziarie”.
Il procuratore della Repubblica di Genova, Nicola Piacente, è stato audito davanti alla Commissione Antimafia martedì 28 maggio. Gli atti della seduta, come in altri casi, sono stati secretati.