Una lettera che sarebbe stata inviata alla comunità riesina il 15 marzo 2007 da Marta Vincenzi, allora candidata sindaca di Genova dei Ds e poi confluita nel Pd, è stata depositata oggi all’ufficio della gip Paola Faggioni da Italo Maurizio Testa, uno degli esponenti della stessa comunità siciliana, accusato di corruzione elettorale e colpito dalla misura dell’obbligo di dimora in provincia di Bergamo nell’ambito della maxi inchiesta della Dda e della Procura della Repubblica di Genova, che martedì scorso ha portato agli arresti domiciliari il governatore ligure Giovanni Toti.
L’indagato Italo Maurizio Testa stamane non ha risposto alle domande della gip, ma ha preferito consegnare il documento per dimostrare che “i politici di qualsiasi schieramento” avevano rapporti con la comunità genovese originaria di Riesi in Sicilia e di cui alcuni esponenti, secondo l’ipotesi degli inquirenti, avrebbero fatto riferimento al clan dei Cammarata di Cosa Nostra.
Nella missiva, la candidata del Pd, poi diventata sindaca di Genova, avrebbe auspicato un nuovo processo di integrazione tra “genovesi e non” come era avvenuto nel dopoguerra e avrebbe augurato il successo per la loro iniziativa.
Avrebbe poi citato “la geniale idea di un’associazione culturale di Riesini e non, avviata nella nostra città, da un non riesino (il sindacalista Venanzio Maurici, ora sospeso dalla Spi Cgil) sia un esempio da perseguire, così si possono creare forme di socialità e associazionismo formidabili, con poco”.
La replica di Marta Vincenzi
“Cosa devo dire? Mi fa pena se l’unica cosa che questa persona ha è quella lettera. Io o il mio comitato l’avremo scritta dopo le elezioni. Ma una cosa è ringraziare, un’altra è prendere soldi. Ai tempi non c’erano inchieste su infiltrazioni mafiose nel quartiere (di Certosa, ndr) e anzi quando, anni dopo, si è iniziato a sapere ho denunciato ma in risposta ho ricevuto solo delle grandi pernacchie. Forse qualcuno avrebbe dovuto indagare meglio” ha replicato stasera Marta Vincenzi.