Avevano fatto il loro dovere, arrestando cinque ecuadoriani per rissa perché si picchiavano in mezzo alla strada in piazza Petrella a Genova Certosa. Due carabinieri motociclisti e altri due colleghi su una gazzella, arrivati poco dopo in ausilio, erano tempestivamente intervenuti su richiesta degli abitanti spaventati e preoccupati per l’ennesima violenza in piazza.
I fatti risalgono al 2011.
Se i cittadini avevano ringraziato i militari, la procura di Genova li aveva denunciati per arresto illegale, calunnia, falso ideologico e falsa testimonianza. In sostanza, vietato arrestare gli immigrati violenti.
Il gup prima (al termine del giudizio abbreviato per i carabinieri in auto) e il giudice del Tribunale dopo (al termine del giudizio ordinario per i due carabinieri motociclisti) avevano assolto i quattro tutori della legge da tutte le accuse proprio perché avevano ritenuto legittimo il loro (provvidenziale) intervento e quanto da loro riferito.
La procura di Genova e le parti civili degli ecuadoriani, però, avevano presentato ricorso. Così, in appello, i carabinieri motociclisti erano stati condannati a 4 anni di reclusione ciascuno.
I legali dei militari Pietro Bogliolo, Carlo Golda, Marco Marino, avevano presentato a loro volta ricorso presso la Suprema Corte e ieri i giudici di Cassazione hanno dato ragione ai carabinieri su tutta la linea.
La sentenza di condanna è stata quindi annullata e gli atti rimandati ad altra sezione della Corte di Appello per la rivalutazione, partendo stavolta dalla sentenza di primo grado che aveva già assolto da tutte le accuse, per insussistenza dei fatti, il vice brigadiere Francesco Gagliardi e l’appuntato scelto Enrico Piro.
Due onesti servitori dello Stato finiti nel tritacarne della malagiustizia, solo per avere fatto il loro dovere in difesa dei cittadini.