GENOVA. 2 MAG. Se fosse stata una bottiglia di vino, sarebbe stato diverso. Uno straniero senza fissa dimora aveva pagato i grissini, ma aveva rubato il companatico da un supermercato genovese: un wurstel e un paio di fette di formaggio del valore di soli 4 euro.
Il pm aveva chiesto e ottenuto la sua condanna.
Il procuratore generale aveva provato a sparigliare un po’ le carte sui fatti, chiedendo di derubricare il reato in tentato furto e la condanna a cento euro di multa, ma anche in appello il clochard era stato condannato alla reclusione: sei mesi con la condizionale.
I giudici della Suprema Corte di Cassazione, come quelli della Corte d’Appello, oggi hanno riconosciuto che si era trattato di furto e, giustamente, non sono entrati nel merito dei fatti già giudicati dalla Corte territoriale genovese, ma hanno assolto il clochard: rubare per fame non è reato.
Secondo gli Ermellini, il poveraccio aveva rubato, ma aveva anche dimostrato che, viste le sue condizioni e le circostanze, si era impossessato di quel poco cibo, di irrisorio valore, per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità. FGraf