Il presidente di Ucina Confindustria Nautica Saverio Cecchi è davvero contento per questa edizione del Salone Nautico ed esprime tutto il suo entusiasmo per il miracolo che è stato fatto e per il futuro del Salone.
Purtroppo come lui spiega l’entusiasmo è stato frenato questa mattina alle 8.30 al suo risveglio quando sono arrivate le notizie da Roma in merito alla cancellazione, ad opera della presidenza del Senato, di cinque emendamenti fondamentali per la competitività del settore che erano state inserite nel maxi emendamento del Governo nel dl agosto ed approvate dalla ragioneria della Stato.
“Il Sindaco – esordisce Saverio Cecchi – alza l’asticella e dice che dobbiamo fare il Salone più bello del Mediterraneo. Noi lo abbiamo dimostrato.
A giugno con il presidente di Porto Antico Mario Ferrando, abbiamo firmato un contratto di 10 anni e questo ci permetterà di programmare dieci, ormai i prossimi 9 anni.
Ma già durante il Salone, con il direttore, noi ci siamo portati avanti. Entro fine ottobre, presenteremo dei progetti, come ha detto il sindaco, in base al waterfront di levante e a tutte le altre aree nuove che arriveranno, però bisogna mettere un po’ mano alle strutture e noi abbiamo delle idee e dei progetti da sottoporre e già da ottobre, organizzeremo, in sede da noi in Associazione un primo tavolo dove vi faremo vedere quello che abbiamo intenzione di fare per fare si che il Salone Nautico di Genova sia il più bello di Europa.
Detto questo è necessario che anche le Istituzioni lavorino sul territorio. L’aeroporto deve esser potenziato con dei voli internazionali. Dalle capitali europee devono arrivare direttamente a Genova. In città tutti dobbiamo lavorare come dice il sindaco con la testa, il cuore e con tanta passione, perché senza passione non si va da nessuna parte.
Io sono andato a letto stanotte contentissimo perché aspettavo da Roma delle notizie importanti.”
“Purtroppo – prosegue Cecchi – alle 8 e mezzo il nostro responsabile ai rapporti istituzionali mi ha dato una brutta notizia. Io non voglio rovinare questa festa bellissima. Questi sei giorni che hanno dato lustro alla nautica, alla città di Genova, ma voglio leggervi una cosa che mi sono fatto scrivere perché non voglio sbagliare.
71 mila visitatori, per questo mi rivolgo alla stampa, alle televisioni, perché voglio che domani si faccia un po’ di cassa di risonanza, 71 mila visitatori che corrispondono al tetto massimo d’ingressi possibili, secondo il protocollo Covid. Unico salone europeo che è riuscito ad essere conforme alle normative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 824 espositori, 820 giornalisti accreditati.
Ribadisco questi numeri per ricordare a noi stessi il miracolo che abbiamo fatto, miracolo che ha consentito alle nostre aziende di lavorare, quasi come nulla fosse successo, incluso il maltempo che ha colpito questa regione.”
“Le aziende – conclude il presidente Cecchi – ne avevano bisogno per guardare con fiducia al futuro, così come avevano bisogno di importanti misure normative. Non parliamo di sovvenzioni, ma di correggere quegli squilibri che oggi rendono conveniente scegliere una bandiera non europea, a firmare un contratto di leasing nautico in un altro paese e lì pagare le imposte.
Queste norme erano state approvate dalla commissione di bilancio, inserite nel maxi emendamento del Governo nel dl agosto ed approvate dalla ragioneria della Stato.
Quindi andavo a letto tranquillo. Eppure cinque emendamenti fondamentali della competitività di questo settore sono stati, ieri sera, cancellati dalla presidenza del Senato e questo, sono convinto, a seguito di polemiche politiche degli ultimi giorni.
Il mio e il nostro sconcerto, per non dire altro, è assoluto. Perché anche dopo mesi difficili come quelli che abbiamo vissuto, la contrapposizione politica prevale sulle azioni concrete, sulla capacità delle aziende, del territorio e delle Istituzioni locali, di dare una prova di resilienza che ci è riconosciuta dal mondo.”
Le norme servivano ad equiparare la posizione fiscale delle aziende italiane che vendono imbarcazioni o servizi alle imbarcazioni a quelle francesi. Oggi le aziende italiane rischiano fiscalmente di dover pagare al posto del proprietario dell’unità nel caso non sia stato compliance con il fisco.
In pratica in questo modo verrebbe incentivato il trasferimento della sede legale dell’azienda in Francia pagando, però, lì il fisco.