Lasciava biglietti su scooter parcheggiati in un centro commerciale. Trovato a casa materiale pedopornografico.
Gli investigatori della Polizia di Imperia, al termine di un’articolata indagine, che ha consentito di raccogliere gravi indizi per i reati di “tentata prostituzione minorile” e “detenzione di materiale pedopornografico” a carico di un 53enne originario della Lombardia e residente a Sanremo, ieri ha dato esecuzione all’ordinanza con cui il Tribunale di Genova, competente per tali tipologie di reati, ha disposto nei suoi confronti le misure cautelari dell’obbligo di dimora e di presentazione giornaliera alla Polizia Giudiziaria.
Secondo quanto riferito dalla Polizia, il modus operandi utilizzato per proporre ai minorenni le prestazioni sessuali era sempre lo stesso.
Il 53enne li aspettava, a bordo di una bicicletta, nel parcheggio di un centro commerciale di Arma di Taggia e quando i ragazzini si allontanavano dai loro scooter, si avvicinava e lasciava un biglietto con il suo numero telefonico in cui proponeva prestazioni sessuali in cambio di denaro.
Alcuni minorenni, pensando inizialmente che fosse uno scherzo di cattivo gusto, lo avevano anche chiamato.
Nel corso della telefonata la “proposta oscena” si era fatta ancora più impegnativa: se fossero andati con lui “in due”, la tariffa si sarebbe moltiplicata.
Fortunatamente, i minorenni hanno confidato quanto accaduto ai propri genitori, che hanno denunciato i fatti alla Polizia di Stato.
Gli investigatori della Squadra Mobile imperiese si sono quindi messi subito sulle tracce del malvivente e dopo averlo individuato lo hanno perquisito, trovando nella sua abitazione anche materiali informatici contenenti oltre 6.000 immagini di ragazzini, ragazzine, bambini e bambine in chiari atteggiamenti e pose sessuali.
L’analisi della memoria del telefono cellulare ha poi permesso di recuperare più di 50 ulteriori foto di giovanissimi in atteggiamenti sessualmente espliciti, oltre ad una “query” di ricerca contenente l’espressione “bambini nudi 10 anni”.
Interrogato dagli inquirenti, il 53enne ha sostanzialmente ammesso i fatti, anche se ha tentato, con spiegazioni altamente inverosimili, di negare le proprie responsabilità.
Le sue spiegazioni, però, non hanno affatto convinto il giudice, che ha ritenuto grave il quadro indiziario e sussistente il pericolo concreto che l’indagato commetta altri analoghi reati “considerato evidente in ragione della indifferenza mostrata rispetto alla gravità delle offese e nella sua protervia insita nell’agire pubblicamente, incurante della presenza di possibili testimoni o del rischio di essere in qualche modo scoperto”.