Preziosi rilevò il Grifone nell’estate 2003, con la società a rischio default e a un passo dal fallimento.
L’imprenditore firmò il preliminare il 16 aprile di quell’anno, mise subito 27 milioni di euro attingendo al patrimonio personale per ripianare le passività del club.
E il 24 giugno uno dei suoi figli (il presidente quel giorno era bloccato a letto dall’influenza) si presentò al quinto piano del Tribunale di Treviso, nell’ufficio del giudice incaricato di chiudere l’asta per la società di calcio più antica d’Italia, versando un ulteriore acconto. Quel giorno Enrico Preziosi è diventato così il numero uno del Genoa.
sogni e anche grandi delusioni. La più grande nell’estate 2005, con la vicenda della promozione in Serie A cancellata dallo scandalo legato a Genoa-Venezia (finita 3-2 sul campo per il Grifone), costato ai rossoblù la retrocessione in C1 e allo stesso Preziosi l’inibizione sino al 2010.
Uno choc per tutto l’ambiente, che provocò la rinuncia di molti tesserati a proseguire la loro avventura a Genova.
Il campionato 2005-06, con i rossoblù in C, iniziò così anche con tre punti di penalizzazione, che diventarono sei quando i rossoblù vennero puniti per avere schierato alla prima di campionato un tesserato (Ghomsi) in realtà squalificato.
A fine stagione il Genoa riconquistò comunque la B. Da lì, dopo polemiche e veleni a non finire, è iniziata una lunga risalita figlia anche dell’arrivo sulla panchina del Genoa di Gian Piero Gasperini, il tecnico protagonista del periodo più aureo della gestione-Preziosi al Genoa.
Scelte sapienti sul mercato, intuizioni felicissime (la fama di talent scout di Preziosi è unanimemente riconosciuta) riportano il Grifone in Serie A (è l’estate 2007) e avvicinano ben presto i rossoblù alle posizioni più nobili della classifica.
Arriva un quinto posto finale nel 2009, quindi l’approdo al preliminare di Europa League, con l’uscita dal torneo a causa della sconfitta con il Valencia.
Arrivano stagioni più complicate, che fatalmente vanno a minare anche il rapporto fra proprietà e tifoseria, senza che gli anni successivi riescano più a curare certe ferite.
Il sesto posto del 2015, con l’Europa sfumata per il mancato ottenimento della licenza Uefa, acuisce i problemi e gli anni successivi sono di grande sofferenza, in campo e fuori.