Chiesa di San Martino di Albaro, il restauro della volta e degli affreschi seicenteschi attraverso le riprese di Drone Genova
Chiesa di San Martino di Albaro, il restauro della volta e degli affreschi seicenteschi, inaugurata sabato 5 ottobre la rinnovata chiesa di San Martino di Albaro, oggetto nel corso dell’ultimo anno di importanti opere di rifacimento strutturale e restauro conservativo delle opere ivi contenute.
Storico luogo di culto sito in via Lagustena, nel quartiere genovese di San Martino, la chiesa – di cui, secondo alcune fonti storiche presenti negli archivi parrocchiali, si hanno notizie fin dall’anno 1006 – è entrata di diritto a far parte dei Palazzi dei Rolli a partire proprio dal 2024. A gennaio, infatti, in occasione dei Rolli Days la struttura è stata oggetto di una prima visita in anteprima, che ha permesso al pubblico di entrare nel vivo di quello che allora era ancora un cantiere aperto per gli interventi di consolidamento della volta e il restauro degli affreschi seicenteschi.
In quell’occasione, i particolari ponteggi multidirezionali – dotati di una sorta di scala “a chiocciola” – hanno consentito ai visitatori un accesso privilegiato alla struttura, totalmente in sicurezza e davvero suggestivo.
Il cantiere è stato aperto a giugno 2023 grazie al sostegno dell’8×1000 e della Compagnia San Paolo, oltre alla supervisione della Soprintendenza.
Una prima fase, che ha coinvolto la volta della navata centrale, completa di estradosso e intradosso, si è conclusa a gennaio 2024 quando, proprio in concomitanza con l’edizione invernale dei Rolli Days, la chiesa è stata riaperta al pubblico. I lavori sono poi proseguiti sulla parte antistante l’ingresso della chiesa, interessata da restauri e coperta di ponteggi fino allo scorso agosto.
“I lavori di restauro estetico sono nati in conseguenza dell’esigenza di consolidamento strutturale della chiesa, che ha poi comportato anche un’integrazione con la restaurazione degli affreschi” spiega Elena Franceschini, titolare di Maelle Restauri. La chiesa, infatti, era interessata da importanti lesioni al soffitto, coperto da una fitta rete finalizzata a proteggere le persone dalla caduta dei materiali. Anche per questo “l’intervento si è articolato lungo tutta la volta – continua Franceschini – interessando sia l’estradosso che l’intradosso attraverso operazioni strettamente legate le une alle altre”.
Per poter salire e ottemperare alle operazioni di rifacimento strutturale e, conseguentemente, di restauro delle opere, è stato infatti necessario che i ponteggi autoportanti e i puntelli fossero sistemati nella maniera migliore possibile, in modo da consentire lo svolgimento in sicurezza di tutte le operazioni e permettere ai restauratori di poter camminare e lavorare senza pericoli sopra la volta, a oltre 20 metri di altezza.
Il consolidamento strutturale e i conseguenti lavori propedeutici al restauro delle opere artistiche e architettoniche della chiesa di San Martino di Albaro “sono partiti con l’apertura di tasselli e riquadri mirati alla conoscenza e allo studio delle superfici dell’intradosso” spiega la titolare di Maelle Restauri: “Proprio questo ci ha consentito il ritrovamento di quello che si trovava al di sotto dell’intonaco. Affreschi meravigliosi, tra cui anche la cornice originale dell’opera “San Martino e il povero” di Bernardo Castello”. Inizialmente considerata ovale, infatti, oggi l’opera ha potuto riacquistare la propria cinta rettangolare.
Importante menzione va fatta alla varietà di tecniche utilizzate per il ripristino della struttura. Il restauro, infatti “non è solo la restituzione estetica di un opera – continua Franceschini – ma porta con sé anche una forte responsabilità legata alle lavorazioni messe in atto per non alterare gli equilibri necessari alla conservazione della stessa. Nel caso della chiesa di San Martino di Albaro abbiamo scelto di mettere in campo una serie di metodologie combinate tra di loro, in modo tale che l’intervento fosse il più rispettoso possibile delle opere con cui andavamo a rapportarci.
La tecnica laser usata per rifinire tutta la pulitura della volta è una di queste”. Il laser, lavorando per foto-ablazione, riconosce infatti i residui e lo sporco che sovrastano gli affreschi e non va, invece, a toccare quello che c’è sotto, agendo in maniera selettiva e rispettosa. “Oltre a ciò – aggiunge Elena Franceschini – per la parte di reintegrazione pittorica abbiamo scelto di utilizzare la tecnica del tratteggio, al fine di lavorare in maniera ottimale anche sulle grosse stuccature e di rendere l’intervento riconoscibile e rispettoso dell’originale”.
“La struttura raccoglie al proprio interno un potenziale storico e artistico davvero inestimabile – commenta infine Franceschini – e sicuramente ci sono ancora tante cose da scoprire. Vien da sé, dunque, che chiunque in futuro volesse portare avanti ulteriori lavori si troverà davanti non poche interessanti novità”.