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“Club del Libro” a Loano, in biblioteca sabato 18 un nuovo incontro

“Club del Libro” a Loano, in biblioteca sabato 18 un nuovo incontro dedicato a “Accabadora” di Michela Murgia
“Club del Libro” a Loano, in biblioteca sabato 18 un nuovo incontro dedicato a “Accabadora” di Michela Murgia

“Club del Libro” a Loano, in biblioteca sabato 18 un nuovo incontro dedicato a “Accabadora” di Michela Murgia

“Club del Libro” a Loano, in biblioteca sabato 18 un nuovo incontro nella biblioteca civica “Antonio Arecco” di Palazzo Kursaal a Loano si terrà un nuovo incontro del “Club del Libro” promosso dagli “Amici della Biblioteca Arecco di Loano”.

La manifestazione si svolge nell’ambito del Patto per la Lettura ed è stata promossa dall’Aps #cosavuoichetilegga con il patrocinio dell’assessorato a turismo, cultura e sport del Comune.
Gli incontri hanno l’obiettivo di condividere il piacere della lettura e di favorire la scoperta di opere anche lontane da quelle di mainstream, ma ugualmente meritevoli di essere lette.

Durante la serata i partecipanti analizzeranno e si confronteranno su “Accabadora” di Michela Murgia
(Einaudi). Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si
sono scelte.

La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché “le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge”.

E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l’aspettano, come imparare l’umiltà di accogliere sia la vita sia la morte. D’altra parte, “non c’è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada”.

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà
la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.

Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come “l’ultima”. Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo.
“Tutt’a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill’e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia”.
Eppure c’è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c’è un’aura misteriosa che l’accompagna, insieme a quell’ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra.

Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della
vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli
animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre.

La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull’orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca.

Michela Murgia, con una lingua scabra e poetica insieme, usa tutta la forza della letteratura per affrontare
un tema così complesso senza semplificarlo. E trova le parole per interrogare il nostro mondo mentre
racconta di quell’universo lontano e del suo equilibrio segreto e sostanziale, dove le domande avevano
risposte chiare come le tessere di un abbecedario, l’alfabeto elementare di “quando gli oggetti e il loro
nome erano misteri non ancora separati dalla violenza sottile dell’analisi logica”.

Michela Murgia (Cabras 1972 – Roma 2023), intellettuale, attivista e scrittrice, è tradotta in oltre venticinque paesi, in tre continenti, e ha ricevuto numerosi premi – tra cui il Campiello, il SuperMondello e il Cavalierato delle Arti e delle Lettere del ministero della cultura francese. Dopo aver svolto diversi lavori (spesso precari) ha esordito nel 2006 con “Il mondo deve sapere”, che ha ispirato il film di Paolo Virzí “Tutta la vita davanti”.

Per Einaudi ha pubblicato: “Viaggio in Sardegna” (2008), “Accabadora” (2009), “Ave Mary” (2011), “L’incontro “(2012), “Chirú” (2015), “Futuro interiore” (2016), “Istruzioni per diventare fascisti” (2018), “Stai zitta” (2021), e “God Save the Queer “(2022). Con Chiara Tagliaferri ha scritto “Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe” (Mondadori, 2019) e “Morgana.

L’uomo ricco sono io” (Mondadori, 2021), ispirati all’omonimo podcast di culto per storielibere.fm. Ha inoltre scritto il memoir letterario “L’inferno è una buona memoria” (Marsilio, 2018), il libro per ragazzi “Noi siamo tempesta” (Salani, 2019), e i racconti che formano il romanzo “Tre ciotole. Rituali per un anno
di crisi” (Mondadori, 2023). La sua voce ha ispirato e influenzato il dibattito su temi cruciali del presente e del futuro anche attraver-so programmi radiofonici e televisivi, discorsi in piazza e in libreria, innumerevoli interventi sui giornali, nelle riviste e nei social media.

La partecipazione al “Club del Libro” è gratuita, ma si richiede l’iscrizione, ed è aperta anche a coloro che non hanno letto il libro. Per iscriversi è sufficiente inviare un messaggio al 347.5031329 indicando il proprio nome e scrivendo “Club lettura Loano”; in alternativa è possibile recarsi al Mondadori Bookstore di via Garibaldi 150 o telefonare al numero 019.675848.

Tutti gli incontri sono condotti da Graziella Frasca Gallo, la gieffegi della Gazzetta di Loano.

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