Una giustizia paralizzata dal 7 marzo e che senza provvedimenti urgenti rischia di diventare una “non giustizia” come ha riferito oggi all’agenza Ansa il presidente dell’ordine degli avvocati di Genova, Luigi Cocchi, nell’ambito della manifestazione promossa dall’organismo congressuale forense, che in questi mesi si è seduto al tavolo con il ministero della Giustizia per la gestione dell’emergenza, ma che ora chiede una “ripartenza con tempi certi”.
Cinque i punti cristallizzati dagli avvocati in un manifesto.
Un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici giudiziari per consentire la ripresa delle udienze in presenza.
Linee guida per la ripresa uniforme dell’attività su tutto il territorio nazionale.
La copertura di piante organiche per magistrati e cancellerie.
La dotazione di adeguati strumenti informatici per le attività da remoto.
L’aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato.
“Il ministro aveva detto che la ripartenza della giustizia sarebbe stata anticipata al 1 luglio – ha aggiunto l’avvocato genovese Alessandro Vaccaro, tesoriere dell’Ocf – ma a una settimana da quella data nessun provvedimento è stato emesso”.
Così i magistrati che avevano procedimenti fissati a luglio hanno cominciato a rinviarli a dopo l’estate o addirittura nel 2021 e come hanno spiegato gli avvocati “al momento l’attività è ripresa intorno al 10-15% con un cumulo di arretrati che peserà ulteriormente sul sistema.
Noi avevamo fra l’altro chiesto in questa fase di poter celebrare le udienze al pomeriggio e anche di saltare quest’anno la sospensione feriale per smaltire i processi non fatti in questi mesi, ma le nostre proposte sono cadute nel silenzio”.
Il ministero nella fase di emergenza ha delegato i presidenti dei Tribunali a dettare le regole per la celebrazione delle udienze e l’accesso agli uffici con il risultato di avere “140 legislazioni diverse nel Paese”.
Per questo, tra le richieste degli avvocati c’è quella di avere “linee guida uniformi” e soprattutto di avere “tempi certi per la ripartenza, perché se non arrivano decisioni a breve rischiamo di non riuscire a rimettere in modo il sistema prima della fine dell’anno e questo sarebbe un grave danno per i cittadini e per l’intero Paese”.