Uno degli avvocati difensori, Andrea Vernazza, aveva in sintesi definito gli elementi raccolti dalla Procura di Genova “chiacchiere di paese”.
Ora arriva la conferma dalla giudice Angela Nutini del Tribunale di Genova che ha valutato come soltanto dei semplici “sospetti” i nuovi indizi raccolti dalla Procura sul “cold case” di Nada Cella, uccisa la mattina del 6 maggio 1996 nello studio di Chiavari del commercialista Marco Soracco (estraneo alla vicenda).
Tali sospetti, ha ribadito la gip genovese, non possono “portare a formulare una ragionevole previsione di condanna”, come vuole la riforma Cartabia, e che renderebbero “inutile il dibattimento” visto il quadro probatorio per alcuni aspetti “contraddittorio e insufficiente”.
Sono queste le motivazioni, pubblicate ieri, con cui a inizio mese è stata prosciolta Anna Lucia Cecere, l’ex insegnante accusata di quell’omicidio, che a distanza di quasi vent’anni rimane irrisolto.
La gip aveva anche prosciolto il commercialista Marco Soracco e la sua anziana madre Marisa Bacchioni. I due erano accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni.
Il fascicolo era stato riaperto nel 2021 dopo la rilettura dei vecchi atti da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocata della famiglia Sabrina Franzone.
L’inchiesta era stata affidata alla pm Gabriella Dotto.
Per la giudice, inoltre, sarebbero ravvisabili “anche ipotesi alternative, di ricostruzione degli accadimenti, peraltro riconducibili ad un movente più solido rispetto a quelli effimeri e comunque non sufficientemente provati né suscettibili di ulteriore sviluppo”.
Per la Procura, invece, Anna Cecere (difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini) avrebbe ucciso Cella perché voleva prendere il suo posto al lavoro e nel cuore di Soracco.
E così, “il bottone è un mero indizio di per sé non preciso, cioè non univoco né corroborato da ulteriori gravi indizi. Le nuove indagini hanno superato il profilo della diversa grandezza ma non quello del diverso colore e il fatto della assoluta diffusione di bottoni del tutto analoghi e molto simili sul mercato” ha ribadito la gip nelle motivazioni pubblicate ieri.
Per quanto riguarda le testimonianze raccolte “presentano pure incongruenze”. La giudice ha dedicato un paragrafo a Soracco e Bacchioni (difesi dall’avvocato Andrea Vernazza).
“Emerge dagli atti con solare evidenza il tentativo del commercialista e della madre di depistaggio delle indagini – si legge – rendendo false dichiarazioni nel 1996 e nel 2021 ma si reputa che i due si siano limitati ad astenersi dal rendere dichiarazioni autoindizianti o a tutelare il prossimo congiunto”.
La Procura ha annunciato che farà ricorso in appello.
La giudice Angela Nutini ha anche precisato che il commercialista Marco Soracco “era sicuramente presente al momento dell’omicidio. Gli orari, ricostruiti dall’accusa, sembrano proprio confermare tale presenza, unitamente, parrebbe, a quella di una donna con voce non giovanile”.
Soracco era stato indagato e prosciolto e ha sempre negato di avere ucciso Nada, ma ha sempre detto di averla trovata agonizzante.
La giudice ha spiegato che il professionista avrebbe depistato le indagini come la madre, ma spiega anche perché debbano essere prosciolti entrambi: “Richiesto a Marco Soracco di rispondere alle domande afferenti all’omicidio aggravato, reato imprescrittibile per il quale era già stato indagato due volte, non poteva certo prevedere che la pubblica accusa, pur collocandolo nel luogo dello stesso all’ora in cui fu commesso, avrebbe recisamente escluso ogni proprio coinvolgimento nel delitto, anche solo sotto il profilo del concorso morale, e ciò lo legittimava a tacere. Lo stesso vale per la madre, quantomeno nell’ottica di tutelare il figlio”.