“Nessuno dei parenti delle vittime del tragico crollo del Ponte Morandi vuole fermare la città di Genova. Anzi, vogliamo solo dignità per le nostre famiglie, rigore e sicurezza”.
Lo hanno dichiarato oggi i responsabili del Comitato dei parenti delle 43 vittime del tragico crollo del Ponte Morandi, replicando alla proposta del governatore ligure Giovanni Toti di intitolare il nuovo tunnel subportuale di Genova alle 43 vittime della tragedia del 14 agosto 2018.
“Dichiarazioni irricevibili” ha riferito la portavoce del comitato Egle Possetti, commentando le parole di Toti.
“Durante le celebrazioni di lunedì – ha aggiunto Possetti – per l’inaugurazione lavori del tunnel subportuale di Genova il governatore Toti ha espresso la volontà di dedicare alle 43 vittime del Ponte Morandi l’opera in questione.
In merito al via ai lavori della principale opera compensativa che Aspi si è impegnata a realizzare come ristoro dei danni subiti dalla città di Genova per il crollo del ponte, si tratta di ‘una piccola pietra sulla tragedia’, quasi come se potesse affievolire un po’ l’orrore. Siamo allibiti, sono entrambe dichiarazioni inaccettabili.
Non potremo mai accettare che quest’opera sia dedicata ai nostri cari. Per i nostri cari avremo un memoriale, auspichiamo delle condanne e verità al processo, avremo molte iniziative importanti ma di certo non sarà un tunnel come questo a ricordarli.
Non esprimiamo pareri tecnici e di opportunità sull’opera non avendo le competenze e non essendo questo il nostro fine, potrebbe anche essere un’opera positiva per il territorio ma non è questo il punto, noi non possiamo dimenticare la provenienza di questi fondi.
Per chi non lo sapesse i fondi con cui sarà costruita questa opera, sono parte di un accordo concordato in una notte a Roma, mettendo fine ad una presenza forte delle istituzioni nel processo, questa sì che è una grande pietra sulla tragedia.
L’accordo è un’altra delle vergogne a cui abbiamo dovuto assistere in questi anni, le istituzioni avrebbero dovuto essere parte belligerante al nostro fianco nel processo senza essere solo presenze”.