Risultano tre le ipotesi sulle cause del crollo di Ponte Morandi, diffuse oggi e formulate dalla Commissione tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Una è privilegiata rispetto alle altre, ma sono tutte basate su video a disposizione sul web o addirittura, per la terza ipotesi, frutto di “considerazioni analitiche, non supportata da riprese video”.
Tuttavia, gli ingegneri-ispettori hanno sottolineato come “allo stato delle informazioni non si possono trarre conclusioni definitive su quale sia stata la causa prima e la conseguente dinamica” per “l’impossibilità di eseguire saggi e prelievi sulla parte crollata e sulle parti rimaste in piedi”.
La prima delle ipotesi avanzate dalla Commissione del Mit scagionerebbe lo strallo e parla del crollo “verosimilmente” della porzione dell’impalcato cassone (ovvero l’insieme delle strutture di sostegno orizzontale del piano stradale del ponte).
Il cedimento avrebbe quindi trascinato con sé l’impalcato tampone (ovvero quella parte di viadotto stradale collocato tra le due pile senza appoggi) che, perdendo l’appoggio, sarebbe entrato in “crisi strutturale” e sarebbe precipitato trascinando con sé il mezzo con la motrice rossa (visibile in alcune immagini) dal “peso totale pari a 44 tonnellate”.
Il cedimento dei cassoni avrebbe poi causato i collassi degli stralli.
La seconda ipotesi attribuisce l’origine del crollo al collasso di una delle sezioni dell’impalcato cassone tra lo strallo e il puntone dei cavalletti. Il collasso si sarebbe esteso anche alle altre sezioni, facendo entrare in crisi strutturale gli stralli.
Lo strallo sud sarebbe collassato, la porzione di impalcato avrebbe ruotato attorno allo strallo nord e quindi sarebbe caduta facendo rimanere l’impalcato tampone senza appoggio.
La terza ipotesi avanzata in base a “considerazioni analitiche e non supportata da riprese video” in possesso alla Commissione del Mit, afferma che il crollo avrebbe avuto origine dallo strallo del sistema bilanciato a causa della riduzione di sezione per corrosione dello strallo stesso.
La parte sud ovest dell’impalcato cassone si sarebbe attorcigliata su se stessa e quindi spezzata in due facendo crollare il ponte.
La Commissione ministeriale ha chiuso il capitolo sottolineando che “per quanto notato nel documento, alcune delle sezioni ed elementi strutturali delle porzioni rovinate avevano sicurezza insufficiente o incognita. La causa prima del crollo può trovarsi anche nella loro combinazione o nella concomitanza di cause”.
In altre parole, quella parte del Ponte Morandi sarebbe stata pericolosa ma auto e Tir si erano lasciati transitare lo stesso.