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Con Renzetti alla scoperta di Bettinelli, Dvořák, Ravel e Kodály

Con Renzetti alla scoperta di Bettinelli, Dvořák, Ravel e Kodály
Donato Renzetti

Al Carlo Felice prosegue, con il concerto sinfonico “Novecenti”, giovedi 31 marzo 2022  ore 20, la scoperta della musica sinfonica italiana creata sul volgere del XIX e all’inizio del XX secolo, di rara esecuzione, nonchè delle sue interconnessioni con il repertorio europeo coevo.

Alla testa dell’Orchestra, Donato Renzetti presenta una prospettiva molto personale su quest’universo musicale  poco conosciuto, accostando la musica di Bruno Bettinelli (Milano, 1913 – 2004), suo maestro di composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, con l’esecuzione delle Due Invenzioni per archi, a pagine di compositori europei suoi precursori e contemporanei quali Antonín Dvořák, Maurice Ravel e Zoltán Kodály, legate tra loro da un unico filo conduttore, nel riferimento ai diversi stili e alle forme della danza popolare di ogni epoca.

Alle ore 11.00, la prova con orchestra di Donato Renzetti sarà aperta ai bambini dell’Asilo Musicale Villa Dufour.

Ospiti in palcoscenico prima dell’inizio della prova i piccoli uditori potranno interagire con i professori d’orchestra e col direttore e, subito dopo, assistere per un quarto d’ora all’esercitazione.

Nato a Milano nel 1913, Bruno Bettinelli studia al Conservatorio “G. Verdi” della sua città, dove è stato in seguito a lungo titolare della cattedra di composizione, annoverando tra i suoi allievi lo stesso Donato Renzetti, assieme a Claudio Abbado, Riccardo Muti, Maurizio Pollini, tra altri.

Critico musicale, membro dell’Accademia di Santa Cecilia e dell’Accademia “Luigi Cherubini” di Firenze, revisore e trascrittore di musiche antiche (di Corelli, Bonporti, Nardini, Sammartini e di Laudi del 1200), Bruno Bettinelli è tra i compositori italiani più influenti del Novecento, la cui musica è al centro di un’importante progetto di riscoperta che confluirà con continuità nella programmazione del Teatro Carlo Felice.

La sua opera discende direttamente dalla ricerca di uno spazio strumentale “puro”, non melodrammatico, perseguito in Italia dalla precedente “generazione dell’80” rappresentata da Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Giorgio Ghedini, Goffredo Petrassi e Ottorino Respighi.

Questa è l’istanza ad aver favorito, nel primo Bettinelli, lo svilupparsi di moduli costruttivi prevalentemente contrappuntistici, di salda struttura, sui quali forse una qualche influenza hanno esercitato Stravinskij e soprattutto Hindemith.

Una scrittura rigorosa, asciutta, scandita nel gioco ritmico, ma anche ariosa. Sono di questo periodo le Due Invenzioni (1919), procedendo nel tempo verso una sempre più raffinata indagine timbrica e verso gesti drammatici personali, di efficace eloquenza. Sarà saldo il suo rapporto con il mondo poetico italiano coevo, tra gli altri, di Montale e di Ungaretti.

A queste pagine, il programma del concerto accosta l’esecuzione di alcune composizioni confluite nel panorama musicale del primo Novecento, entro cui Bettinelli avrà costruito e raffinato la sua visione del mondo. La Suite ceca in re maggiore op. 39 (1879), brano composto all’inizio della parabola ascendente di Antonín  Dvořák (Nelahozeves, Boemia, 1841 – Praga, 1904), che attinge alle sonorità (con il dudi, la cornamusa boema), ai ritmi (il “furiant” finale) e alle melodie delle danze della tradizione culturale boema come la Sousedská.

La suite Ma mère l’Oye (1908), nella versione dell’autore per orchestra, dove Maurice Ravel (Ciboure, 1875 – Paris, 1937) rivela la sua fascinazione per il “grand siècle”, le sue danze antiche, il suo mondo poetico incantato: quello di Charles Perrault, Madame d’Aulnoy e Madame Leprince de Beaumont cui ruba pretesti narrativi favolistici e meravigliosi per ricreare, nella agognata perfezione della sua musica, un mondo lontano e arcano.

E infine le Danze di Galánta (1933), scritte da Zoltán Kodály (Kecskemét, 1882 – Budapest,1967) per celebrare l’ottantesimo della Filarmonica di Budapest, in cui caratteri musicali popolari magiari si mescolano, nella danza del verbunkos, con influenze viennesi, balcaniche, turche e gitane. ELI/P.

Il programma

NOVECENTI

Bruno Bettinelli
Due Invenzioni per archi

Antonín Dvořák
Suite ceca in re maggiore op. 39

Maurice Ravel
Ma mère l’Oye

Zoltán Kodály
Galántai táncok (Danze di Galánta)