Coop e business migranti, 5 arresti ai domiciliari e 36 indagati a Benevento. Tra gli arrestati per truffa ai danni dello Stato c’é anche il cosiddetto “re mida” dell’accoglienza Paolo Di Donato, che si era fatto fotografare in Ferrari e amava barche e auto di lusso. Secondo alcune inchieste giornalistiche, avrebbe gestito o avrebbe fatto da consulente per una dozzina di centri di accoglienza arrivando a intascare molti soldi (si parla di centinaia di migliaia di euro all’anno).
Gli investigatori della Polizia di Stato di Benevento, dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Benevento e del Nas di Salerno ieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Benevento nei confronti di un funzionario pubblico, un impiegato del Ministero della Giustizia e un carabiniere, accusati a vario titolo di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio.
Il caso ha avuto origine da un esposto e ha fatto luce su una serie di gravi comportamenti illeciti riguardanti la gestione dei centri di accoglienza per migranti della provincia campana. Le indagini hanno permesso di ricostruire un presunto sistema criminale che in sostanza lucrava sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri e sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti.
Gli arrestati ai domiciliari sono Paolo Di Donato, 48 anni, di Sant’Agata dei Goti, ex amministratore e da qualche anno consulente del consorzio Maleventum che gestisce diversi centri di accoglienza nel Sannio; Giuseppe Pavone, 53 anni, di Benevento, dipendente del ministero della Giustizia; Felice Panzone, 58 anni, di Montecalvo Irpino, dipendente della Prefettura, ora non più in servizio a Benevento; Salvatore Ruta, 58 anni, di Airola, carabiniere in servizio alla Compagnia di Montesarchio; l’imprenditore Angelo Collarile, 46 anni, di Benevento, gestore di fatto di un centro di accoglienza.