E’ subito festa. Gioco, goleada, vittoria, qualificazione. Gli impegni ufficiali non potevano iniziare con ingredienti migliori.
Il Genoa straripa al Ferraris con il Lecce. Nell’esordio in Coppa Italia, vince 4-0 e conquista il passaggio del turno. Il sipario si apre con una prova di forza. E un mattatore che fa spellare le mani ai 10mila convenuti alla prima. Piatek segna 4 gol capitalizzando al top il lavoro dei compagni. Tre gol di testa. Uno di destro scartando il portiere. Tutti nel primo tempo. Tutti con suggeritori diversi. Hiljemark, Biraschi, Kouamè, Romulo. Una sceneggiatura che manco a scriverla.
E’ un dominio prima dell’intervallo. Davanti a un avversario colpito a freddo, nella testa e nel morale, sotto di tre dopo 18 minuti, capitan Criscito e compagni impressionano per limpidezza d’azione, compattezza tra reparti, partecipazione collettiva. Un Genoa da urlo. Solo per le prodezze di Vigorito, il punteggio non assume proporzioni superiori. Su Pandev e Hiljemark, Criscito e Kouamè. Poi ancora Pandev. Il portiere pugliese compie interventi risolutivi. Il calcio d’agosto regala spesso abbagli. Ma la squadra rientra negli spogliatoi sotto un uragano di ovazioni. Piatek entra nella storia. Mai in rossoblù qualcuno aveva messo a segno un poker in Coppa Italia.
L’ultimo in una partita ufficiale, contro la Triestina in Serie A, era stato Boyè nel 1950. Una vita fa. Nella ripresa il team di mister Ballardini spinge ancora. Poi con il passare dei minuti gestisce la situazione, senza che diminuisca l’indice di pericolosità. Marchetti dà sicurezza nelle occasioni in cui è sollecitato. Pandev ci prova in tutte le maniere. Lo stesso fa Romulo nel finale. E Kouamè nel mezzo. Piovono opportunità, non altri gol. “Dobbiamo cercare di essere più padroni, a livello di ordine e chiarezza, in determinate situazioni” commenta il tecnico. “La rosa è definita, va solo sfoltita. E’ giusto che chi non ha spazio lo cerchi altrove”.