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Crollo Morandi, l’ex manager di Aspi Paolo Berti: evento inaspettato

Al via presso il Tribunale di Genova il processo per il crollo di ponte Morandi
Ore 11:36 del 14 agosto 2018, tragico crollo Ponte Morandi: 43 vittime

Per quasi sette anni non ha mai rilasciato dichiarazioni dopo il tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto quel maledetto 14 agosto 2018 con 43 vittime.

Oggi Paolo Berti, all’epoca manager e direttore centrale operations di Autostrade per l’Italia (numero 3 di Aspi all’epoca dei Benetton) ha parlato in Tribunale a Genova per ore per spiegare le sue ragioni.

“Il silenzio che ho tenuto finora – le sue dichiarazioni spontanee – è stato per tutte le persone che sono scomparse. Il crollo ha provocato in me emozioni distruttive che mi hanno scosso nel profondo minando la stessa possibilità di vivere. Alla luce delle conoscenze che avevo all’epoca, il crollo è stato per me un evento totalmente inaspettato”.

L’ex manager di Aspi ha riferito che a un certo punto aveva chiesto ai suoi avvocati di “poter aderire a un percorso di giustizia riparativa” ma di avere poi desistito.

Berti ha ribadito più volte che nessuno gli ha detto “che il Polcevera si era ‘inclinato’. Il sistema non ha dato segnali”. Si è definito più volte “demiurgo” che interveniva dove le cose non andavano bene.

“In aula ci è stato detto dall’accusa che avevamo la Torre di Pisa autostradale e non l’abbiamo fatta controllare alle eccellenze. Ecco, noi avevamo incaricato Cesi che è la stessa che controlla la vera Torre di Pisa”.

Ha poi puntato il dito contro quelli che costruirono il viadotto.

“Mi sono chiesto e mi chiedo: se quelli che nella caccia al tesoro di quel difetto sono stati definiti come meschini allora quelli che hanno fatto quello scempio come dovremmo definirli?”.

E poi ha spiegato il senso della chat con Donferri Mitelli, del 25 giugno 2018, quando suggerisce di iniettare aria deumidificate nei cavi per togliere l’umidità.

“Ero a un convegno in America. Io mi riferivo a una soluzione da adottare per il retrofitting. Parlavo del progetto futuro”.

Stamane ha parlato anche Massimo Meliani, nel 2018 responsabile tecnico del primo tronco di Aspi: “So che qualsiasi cosa che avrei potuto fare non avrebbe scongiurato l’accaduto. Sennò non riuscirei a proferire parola in questa sede e non riuscirei a guardare in faccia mia figlia se pensassi di avere responsabilità nel crollo”.

La portavoce del comitato dei famigliari delle vittime Egle Possetti oggi ha in sintesi commentato: “Siamo senza parole, per gli imputati era tutto perfetto”.

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