Gli oceani sostiengono tutta la vita sul pianeta ed il genere umano dipende da un oceano sano.
Sono i primi due principi contenuti nella Carta dei Diritti fondamentali degli Oceani che, la scorsa settimana, è stata presentata dalla delegazione del Comune di Genova al fianco di The Ocean race alla sede dell’ONU, a New York, nel contesto delle iniziative collegate alla settimana dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Una presentazione che si è svolta davanti a circa 400 persone, tra capi di stato, ministri, ambasciatori, opinion makers e rappresentanti delle comunità indigene impegnati nella difesa dell’ambiente.
La presentazione è seguita, poi, da altri network, un evento sociale e il workshop tecnico con gli approfondimenti da parte di esperti del settore.
Gli esiti della missione all’Onu e i contenuti della Carta dei diritti degli Oceani, già soprannominata Carta di Genova, è stata al centro della presentazione di questa mattina al Salone Nautico di Genova alla presenza del sindaco di Genova Marco Bucci, del vicesindaco Pietro Piciocchi, del Ceo di The Ocean Race Richard Brisius, dell’onorevole Susy De Martini, ambasciatrice di Genova nel Mondo e Senior Consultant per le Relazioni Internazionali, con il contributo video del biologo Antonio Di Natale.
«Abbiamo fatto un lavoro straordinario fino ad arrivare al grande giorno di New York – dichiara il sindaco di Genova Marco Bucci – È stato per noi motivo di grande orgoglio essere la sede degli incontri che hanno portato la definizione della Carta degli oceani. Nel documento che abbiamo presentato a New York c’è molto della nostra Genova e del nostro amore per il mare e del nostro legame con il pianeta blu: una risorsa fondamentale per la vita, la crescita sostenibile, che abbiamo il diritto e il dovere di tutelare in quanto parte integrante della nostra esistenza».
«È stata una grande emozione e un motivo di grande orgoglio presentare a New York, nella sede dell’Onu, la Carta dei diritti degli Oceani il cui nome è e resterà indissolubilmente legato a Genova – commenta il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi – The Ocean Race è stata l’occasione per la nostra amministrazione di promuovere a livello internazionale lo storico legame di Genova con il mare, una tradizione che si rinnova oggi nell’attenzione e nella sensibilità verso la salute dell’ambiente marino per le generazioni future».
«Dopo aver presentato la Carta all’Onu e dopo aver ottenuto l’importante supporto delle istituzioni mondiali e della Word Bank, siamo pieni di energia per andare avanti con una responsabilità ancora più pesante – ha detto il presidente di The Ocean Race Richard Brisius – Otto miliardi di persone vivono insieme su questo pianeta terra che dovrebbe essere chiamata acqua, visto che è sempre presente. L’oceano è centrale per la vita di tutti, noi siamo mare, centrale per la sostenibilità, per la biodiversità, per la blue economy, per la sopravvivenza del pianeta. L’Ocean Race Europe, che si terrà, tra agosto e settembre 2025, passando anche da Genova, metterà in connessione i cittadini, le future generazioni, proprio con gli oceani».
«Abbiamo avuto dichiarazioni chiare e importantissime da parte della responsabile della World Bank per l’ambiente, della responsabile della UNDP, il programma dell’Onu per lo sviluppo, della responsabile della IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, dei ministri di Panama e Brasile, del primo ministro di Cabo Verde e dell’inviato speciale per l’Oceano dell’ONU – spiega Antonio Di Natale, biologo marino ed expert di The Ocean Race, presente ieri all’Onu – siamo molto soddisfatti per il successo ottenuto e per la visibilità di Genova all’Onu».
«Sono stati molti e tutti di altissimo valore gli interventi all’Assemblea Generale dell’ONU – ha dichiarato l’onorevole Susy De Martini, Ambasciatrice di Genova nel Mondo e Senior Consultant per le Relazioni Internazionali – Genova ne è stata protagonista per aver ospitato quest’anno la conclusione di Ocean Race e la firma del Protocollo che ne porta il nome in tutto il Mondo».
La Carta dei diritti fondamentali degli Oceani – risultato di un lavoro lungo cinque anni, iniziato proprio a Genova nel 2018, e che ha visto il coinvolgimento di oltre 150 esperti e istituzioni di 35 paesi, attraverso gli Ocean Summit e gli Innovation Workshop – è un testo fondamentale per le discussioni e le decisioni relative al riconoscimento dei diritti intrinseci dell’Oceano all’interno delle Nazioni Unite e in altri forum internazionali. Inoltre, svolge il ruolo di trampolino di lancio verso una Dichiarazione universale dei diritti dell’oceano (UDOR).
L’obiettivo a lungo termine è l’adozione di una Dichiarazione universale dei diritti degli oceani da parte delle Nazioni Unite entro il 2030.
L’ambizione a breve termine è quella di fungere da base per sostenere l’inclusione dei diritti degli oceani nella risoluzione omnibus delle Nazioni Unite del 2023 su “Oceani e diritto”, fondandosi su un profondo rispetto per il diritto intrinseco dell’Oceano alla salute e al ripristino e riconosce il ruolo fondamentale dell’Oceano nel sostenere tutta la vita sul pianeta.
La Carta dei diritti è stata sviluppata sulla base del contributo di oltre 150 esperti internazionali di alto livello riuniti attraverso una serie di otto workshop sull’innovazione nel “Processo di Genova” dal marzo 2022. Delinea i principi alla base del quadro dei diritti degli oceani e mira a stabilire una solida base per un dialogo costante a livello internazionale.
I principi della Carta dei diritti fondamentali degli Oceani. “Noi siamo l’Oceano e l’Oceano siamo noi” Stabilire una nuova relazione tra l’umanità e l’Oceano
[1] L’oceano sostiene tutta la vita sul pianeta.
Tutta la vita sulla Terra, inclusa l’umanità, dipende dal mantenimento della salute, dell’integrità e del funzionamento dell’Oceano ed è indissolubilmente legata ad esso. Riconosciamo l’Oceano come un sistema naturale, biologico e fisico dinamico, fluido e interconnesso, che comprende tutti i mari, le acque interne, i mari territoriali, le zone economiche esclusive, l’alto mare, le piattaforme continentali, i fondali marini e il sottosuolo, in costante scambio tra il sistema terrestre e quello atmosferico. L’Oceano, essendo il più grande ecosistema del pianeta, genera ossigeno, sequestra l’anidride carbonica, regola il clima, è la fonte primaria di cibo e lavoro per milioni di persone e sostiene milioni di specie, sia marine che terrestri.
[2] Il genere umano dipende da un oceano sano.
Affermiamo che l’umanità è una specie all’interno della Natura. Esiste un rapporto innegabile tra la salute dell’Oceano e l’esistenza umana, e quindi il pieno ed effettivo godimento dei diritti umani (presenti e futuri), come il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona, a un adeguato tenore di vita e al cibo, alla nazionalità e alla proprietà, alla salute e a un ambiente sano, alla cultura e alla vita culturale, tra gli altri. Proprio come gli esseri umani hanno il diritto intrinseco di esistere, lo stesso vale per la Natura. I diritti umani sono radicati e dipendenti dalla natura e dai diritti della natura.
[3] I diritti della natura possono essere un catalizzatore per trasformare la relazione uomo-oceano.
Portiamo l’attenzione su oltre 200 leggi e politiche in quasi 40 paesi che riconoscono che la Natura ha diritti intrinseci e che la società umana ha la responsabilità di proteggere e amministrare la Natura in modo coerente con la nostra relazione interconnessa, allineando le attività umane con i principi della Natura che governano i fenomeni naturali del pianeta. In quanto dichiarazione e riflesso dei valori sociali, i diritti fungono da meccanismo legale e da norma che guida indirettamente lo sviluppo e l’efficacia della legge. Spostando l’etica sottostante verso una visione del mondo ecocentrica, o in cui l’umanità è riconosciuta come una delle tante specie interdipendenti nella rete della vita, promuoviamo una visione globale che dia priorità sia al benessere umano che alla protezione dell’intero oceano. Ocean Rights cerca di mantenere l’attività umana nell’Oceano o che influisce sull’Oceano in un modo che rispetti la capacità dell’Oceano di sostenerle e elevi gli interessi ecologici insieme agli interessi socioeconomici; in altre parole, cambiando il modo in cui la società si relaziona e gestisce l’Oceano. In quanto approccio olistico allo sviluppo sostenibile, i diritti della natura sono confermati in oltre dieci risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’armonia con la natura (2009-2022), nella risoluzione 100 dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (2012) e nella Convenzione sulla Diversità biologica Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal (2022), tra gli altri. Attraverso queste risoluzioni e trattati, Rights of Nature può contribuire ad attuare una protezione completa e olistica dell’oceano, compreso il raggiungimento dell’obiettivo 30×30 e la conservazione efficace della biodiversità.
[4] L’Oceano è un’entità vivente, non una risorsa.
L’Oceano è il nostro antenato e parente, è vivo di storia, in continua evoluzione ed è un luogo di valore culturale e spirituale, dotato di autorità, forza vitale, identità e valore intrinseco. L’Oceano è degno di protezione e questo valore non dipende da alcuna esperienza o valutazione esterna, strumentale o relazionale assegnata dall’umanità. L’Oceano è l’origine comune di tutta la vita passata, presente e futura. Riconosciamo l’Oceano come un’entità vivente con diritti intrinseci, tra cui:
esistenza, salute e integrità ecologica, biodiversità, preservazione e funzionalità dei cicli vitali, un ambiente pulito, sano e sostenibile (aria e acqua pulite e clima naturale), libertà da danni irreversibili, inquinamento persistente e degrado, e alla rappresentazione, partecipazione, restauro e bonifica, tra gli altri da definire.
Cambiare i valori sociali dell’Oceano per rispettarlo come essere vivente complesso e come fonte di vita con valore intrinseco può aiutare a prevenire lo sfruttamento eccessivo e danni irreversibili.
[5] Il nostro obiettivo è migliorare la conservazione dell’oceano attraverso un’etica collettiva dell’oceano.
Riconosciamo che per preservare la qualità della vita che l’Oceano ha fornito all’umanità, è necessario un cambiamento nel modo in cui gli esseri umani vedono, gestiscono e utilizzano l’Oceano. Nonostante i progressi compiuti per proteggere e ripristinare la salute degli oceani, la biodiversità marina è diminuita in modo significativo nell’ultimo mezzo secolo a causa degli impatti derivanti dall’inquinamento, dalla pesca eccessiva, dalla distruzione degli habitat e dai cambiamenti climatici. Molti strumenti, quadri e organismi internazionali, regionali e locali si riferiscono alla governance degli oceani, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che stabilisce il quadro giuridico entro il quale devono essere svolte tutte le attività nell’oceano, e stabilisce obblighi per le sue parti, tra l’altro, per proteggere l’ambiente marino, tra gli altri scopi fondamentali. Una fondazione universale etica e basata sui valori può informare e fornire coerenza a tutte le agende relative all’oceano, dare priorità al ripristino e migliorare il coordinamento e l’attuazione dei nostri obblighi stabiliti nelle convenzioni pertinenti, in particolare la responsabilità comune di proteggere e preservare l’ambiente marino.
[6] Presentazione dei principi alla base dei diritti degli oceani.
Chiediamo ai popoli e ai governi del mondo di ampliare la discussione sulla necessità di leggi e norme che abbraccino i diritti della natura, anche attraverso l’avvio di un dialogo sullo sviluppo di una Dichiarazione universale dei diritti dell’oceano, denominata UDOR. Riconosciamo che i seguenti principi sono necessari per guidare un nuovo rapporto con l’Oceano. Ispirati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, cerchiamo di formalizzare standard e obblighi comuni per tutti i popoli e le nazioni, che potrebbero includere i seguenti principi, oltre ai principi di altre Convenzioni pertinenti, nonché alle circostanze e capacità nazionali:
[i.] Gestione inter- e intra- generazionale:
Siamo tutti guardiani dell’oceano. Tutti i popoli, le comunità, le entità e gli Stati hanno una responsabilità individuale e collettiva (anche se differenziata) come custodi dell’Oceano per conto delle generazioni presenti e future nel prendersi cura e garantire un uso responsabile dell’Oceano e nel rafforzare e far rispettare gli obblighi stabiliti nella la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Convenzione sulla diversità biologica e altri strumenti, quadri e corpi. Il nostro obiettivo è soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, garantendo anche che le attività all’interno della giurisdizione o del controllo di uno Stato non causino danni irreversibili all’ambiente di altri Stati o aree al di fuori della giurisdizione nazionale.
[ii.] Rispetto per i diversi sistemi di valori, compreso il valore intrinseco dell’Oceano:
L’inclusione e il rispetto di valori, conoscenze e pratiche diversi possono promuovere l’equità, la giustizia e la sostenibilità nell’economia blu e verde, preservando al tempo stesso la salute dell’oceano e la salute umana. Tali diversi sistemi di valori includono il cosmocentrismo e l’ecocentrismo.2 Garantiremo la piena protezione e il rispetto dei diritti e delle culture delle comunità indigene, costiere ed emarginate. È nostro obbligo proteggere l’Oceano e definire politiche e metodi globali che garantiscano l’inclusione del valore intrinseco dell’Oceano nei processi decisionali e nelle valutazioni di impatto ambientale, insieme ad altri valori.
[iii.] Rappresentanza di tutti gli interessi delle parti interessate, compreso l’Oceano:
Tutti i popoli hanno il diritto e la responsabilità di garantire che gli interessi e i bisogni dell’Oceano siano rappresentati nelle decisioni e nelle controversie che riguardano la salute dell’oceano, anche attraverso la creazione e l’applicazione di una rete di aree marine protette che siano ben collegate, ecologicamente rappresentative e dove l’attività umana è gestito in modo efficace, nell’ambito della gestione sostenibile globale del sistema oceano. Inoltre, riconosciamo il diritto dell’Oceano alla rappresentanza e ad avere voce in capitolo all’interno di un sistema di governance multinazionale, che richiede l’ulteriore creazione di meccanismi per facilitare e garantire che tutti gli interessi delle parti interessate siano adeguatamente rappresentati.
[iv.] Aderendo e promuovendo i migliori criteri scientifici disponibili e basati sull’ecologia, inclusa la conoscenza tradizionale:
Alla luce della sostanziale incertezza che circonda la nostra comprensione dell’Oceano e degli impatti che l’attività umana ha sulla salute dell’oceano, riconosciamo la necessità di garantire l’adesione alla migliore scienza disponibile e alla conoscenza tradizionale, adottando al contempo l’approccio precauzionale. Aspiriamo collettivamente a raggiungere un “oceano sano” in cui la definizione sia informata da criteri basati sull’ecologia, ovvero dalle esigenze dell’oceano, dallo stato naturale, dalla resilienza e dalla robustezza ecologica. Questa definizione dovrebbe basarsi ulteriormente sui migliori dati, informazioni, conoscenze e scienze disponibili, comprese le visioni del mondo,
[v.] Partecipazione piena ed effettiva:
Stabiliremo meccanismi che garantiscano una rappresentanza equa e inclusiva e la partecipazione al processo decisionale multinazionale relativo all’Oceano. Ciò include la preservazione dei diritti, della conoscenza, delle innovazioni, delle visioni del mondo, dei valori e delle pratiche delle popolazioni indigene, delle comunità costiere e locali, nonché della rappresentanza e partecipazione di donne e ragazze, bambini e giovani, persone con disabilità e altre comunità emarginate.
[vi.] Trasparenza e condivisione delle conoscenze:
Aumenteremo e rafforzeremo la condivisione equa ed equa delle informazioni relative alla comprensione dell’Oceano e doteremo tutti i popoli e le comunità con conoscenze e competenze pertinenti per contribuire all’uso responsabile dell’Oceano. Ciò include l’accesso alla giustizia, alla ricerca e alle informazioni per migliorare l’alfabetizzazione oceanica globale. Le conoscenze tradizionali, le innovazioni, le pratiche e le tecnologie delle popolazioni indigene e delle comunità locali dovrebbero essere accessibili solo con il loro consenso libero, preventivo e informato, in conformità con la legislazione nazionale.
[viii.] In dubio, in favorem Oceani:
In caso di valutazione di impatto incerta o contrastante per qualsiasi attività antropica riguardante l’Oceano, si applicherà come approccio precauzionale il principio “in dubio, in favorem Oceani” o “nel dubbio, sbagliare dalla parte dell’Oceano”.