Una osservazione non proprio comune del noto osservatore naturalista Ugo de Cresi. E’ stato, infatti, fotografato nei boschi della Val Vobbia un Capriolo melanico.
“Mentre è nota – spiega Ugo de Cresi – la percentuale di daini melanici che in alcune aeree arriva a rappresentare il 30% della popolazione, nei caprioli è poco comune che si verifichi questa condizione genetica.
Si ha notizia in Bassa Baviera di una piccolissima popolazione con frequenti nascite di esemplari scuri venduti per l’abbattimento a cifre da capogiro: da 5000 sino a 15000 euro.
Anche in Italia i casi di melanismo nel Capriolo sono stati testimoniati dalle uccisioni dei selecontrollori, e sono piuttosto rari.
In appennino ligure è la prima osservazione di un Capriolo melanico, avvenuta nei boschi di Salata di Vobbia.”
“E’ un dato che fa riflettere – spiega Ugo de ‘- principalmente sulla teoria dell’ibridazione.
Va posto in riferimento a coloro che sulla base del solo colpo d’occhio definiscono un lupo nero come ibrido.
In realtà sia per il lupo che per il capriolo il manto nero non indica in automatico una ibridazione.
Altrimenti il Capriolo che ho fotografato con chi sarebbe ibridato?
Il melanismo come il suo opposto (il leucismo, il colore chiaro del manto) sono una mutazione genetica e tale eccesso di pigmentazione può riguardare tutte le specie animali.
La Pantera nera non è altro che un Leopardo melanico.”
“Continueremo a seguire questo esemplare conclude Ugo de Cresi – che auspichiamo non venga abbattuto per continuare gli studi seguendo l’evoluzione sociale e vitale di questo esemplare ‘testanera’ ”.