“Citando Shakespeare ‘Tanto rumore per nulla’. Il tanto atteso ‘Decreto Genova’ che per assurdo ricomprende anche i terremoti di Ischia e Italia Centrale, è una delusione fatta di poche proposte e tante lacune”.
Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale di Rete a Sinistra/Liberamente Liguria Gianni Pastorino, commentando gli esiti del via libera “salvo intese” al Decreto Genova.
“Anzitutto – ha aggiunto Pastorino – è un provvedimento che sorvola sulla questione prioritaria, cioè su chi sarà il commissario per la ricostruzione, quindi chi avrà la responsabilità effettiva. E, per effetto degli scontri interni di un governo che noi abbiamo già definito innaturale, questo testo manca di un vero accordo: passato senza alcun confronto con le autonomie locali, alla faccia dell’unità, sta in piedi solo in virtù della classica nebulosità delle formule politico-giuridiche.
Un testo che non ha il coraggio di essere un vero decreto ‘per Genova’ già a partire dal titolo. Come se ponte Morandi fosse una questione che non impatta su tutto il nord ovest italiano, ma soltanto un banale incidente di percorso, accaduto in una città qualsiasi. Inevitabilmente il decreto dovrà essere rivisto, ammesso che i partiti al governo trovino finalmente un’intesa.
Registriamo alcune proposte di carattere fiscale, ma è sparita la Zona Economica Speciale e manca l’elemento nodale: il programma di ricostruzione del ponte, come infrastruttura comunque necessaria per ridare ossigeno a questa città. Ieri abbiamo commemorato le vittime di questa assurda tragedia e oggi, a distanza di oltre un mese, continuiamo a trovarci in una situazione paradossale. Il contrasto che vede da un lato Regione e Comune e dall’altro il Governo, è ormai oltre i limiti di guardia. Siamo molto lontani dalla soluzione.
Da lunedì prossimo la situazione è destinata a peggiorare, nonostante gli interventi avviati per fronteggiare l’inizio dell’anno scolastico. Peggiorerà dal punto di vista della mobilità, della vivibilità e della sicurezza urbana. Già aumentano gli incidenti e ancora non si parla di liberare le strade di sponda del Polcevera, di fatto sancendo il totale isolamento di almeno 90.000 persone.
Lo scenario dice che l’emergenza sarà affrontata in tempi lunghi. Tra non molto sarà evidente a chiunque, nonostante la narrazione proposta da alcuni politici locali. Si rincorrono le notizie sul posizionamento dei sensori per il monitoraggio del ponte, ma non c’è alcuna certezza.
Ci chiediamo quanto tempo dovrà passare: all’inizio qualcuno azzardava bastassero 3 mesi per ricostruire il ponte, adesso l’ultima dichiarazione parla di 18 mesi. Mentre i più realisti concordano su 2 o 3 anni.
Tradotto: questa città è destinata al declino. In questi giorni il presidente di Autorità Portuale Signorini parlava di un calo del 10% nei traffici portuali del 2019, ma è un dato sottostimato. Le compagnie di spedizione forse non se ne andranno, ma sposteranno altrove i container, quindi ci sarà meno lavoro e meno occupazione.
Alcuni analisti economici ritengono che il crollo del ponte Morandi potrà provocare una diminuzione di 15 punti PIL nella nostra regione. Dati spaventosi: impoverimento del territorio e perdita occupazionale andranno ad aggiungersi all’incredibile tragedia delle 43 vittime e delle centinaia di sfollati. Ora è necessario accelerare, perché i bisogni e i disagi sofferti dai genovesi e dalle imprese del territorio non ammettono ritardi”.