Per la prima volta è stato fotografato un buco nero. Nel 2016, per la prima volta, le onde gravitazionali avevano dimostrato l’esistenza di questi sconosciuti oggetti cosmici, arriva la prima prova diretta e l’immagine che lo testimonia è quella del buco nero M 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), distante circa 55 milioni di anni luce. Si concretizza, in questo modo, una teoria formulata da Albert Einstein.
Al risultato, del progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), l’Italia ha partecipato con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Sarebbe distante 55 milioni di anni luce e con la massa di 6 miliardi di Soli è stato rivelato dalla sua ombra, che appare come un anello rossastro, il buco nero è al centro della galassia M87.
Il risultato ottenuto è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa in tutto il mondo e pubblicato in sei articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters.
A Bruxelles lo hanno presentato il Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) e il progetto Event Horizon Telescope (Eht), alla presenza del Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione Carlos Moedas; le altre cinque conferenze stampa sono state organizzate a Santiago del Cile, Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.
Fin dal 2014 l’Erc ha finanziato con 14 milioni di euro il progetto Eht e in particolare le ricerche coordinate da Luciano Rezzolla, Heino Falcke, della Radboud University Nijmegen, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society.
A catturare l’immagine rivoluzionaria è stata la rete di otto radiotelescopi che fa parte della collaborazione Eht, costituita proprio per riuscire a catturare la foto più ambita dell’astrofisica.