“Le esigenze cautelari possono essere desunte dalle modalità intrinseche del fatto, anche se non ravvicinato e anche in presenza di incensuratezza, quando vi siano delle modalità di particolare ferocia e crudeltà che siano espressione di una personalità particolare dell’agente”.
Lo ha affermato oggi la pm Patrizia Petruzziello nell’atto di appello al Tribunale del Riesame di Genova per ribadire la richiesta di arrestare Fortunato Verduci, il carrozziere 65enne indagato dopo 29 anni per l’omicidio della 42enne Maria Luigia Borrelli, avvenuto la notte del 5 settembre 1995 in un “basso” dei caruggi dove l’infermiera talvolta si prostituiva.
Per il “delitto del trapano” la pm ha richiamato quanto aveva scritto la Corte di Cassazione nel 2015 ribadendo la sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti di Massimo Bossetti, poi condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio.
Anche Bossetti era stato individuato dopo lunghe e complesse indagini e venne arrestato solo 4 anni dopo l’efferato delitto.
Gli Ermellini avevano sottolineato come “la gravita’ intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza e dalla personalità del reo dimostratosi capace di azioni di tale ferocia” prevalgano sul dato oggettivo che Bossetti era incensurato e anche sul cosiddetto ‘tempo silente’, vale a dire il tempo trascorso tra il reato e la richiesta di custodia cautelare.
E lo stesso ragionamento, ha sostenuto la rappresentante della pubblica accusa, deve essere fatto per il carrozziere di Marassi, individuato proprio come Bossetti grazie al Dna di un parente.
Per la Procura di Genova l’indagato Verduci, in determinate condizioni, potrebbe uccidere ancora perché ha un’indole violenta come emergerebbe anche dagli atti relativi alla causa di separazione con la moglie, anche se la donna non lo ha mai denunciato.
Inoltre, Verduci risulta che all’epoca del delitto del trapano fosse e risulta tuttora un ludopatico.
Secondo gli inquirenti la ludopatia e il conseguente bisogno spasmodico di denaro furono il movente del delitto.