“Cold case” del delitto del trapano. Tra poco più di un mese si saprà se Fortunato Verduci, il carrozziere di 65 anni abitante a Genova, accusato dalla Procura di essere l’autore dell’omicidio di Maria Luigia Borrelli, finirà o meno in carcere.
La donna, infermiera di giorno e prostituta di notte, era stata uccisa con un trapano 29 anni fa nel basso di vico Indoratori nel Centro storico, dove riceveva i clienti.
La Cassazione ha fissato l’udienza al 21 novembre per discutere la richiesta della pm Patrizia Petruzziello di arrestare in carcere il 65 anni dopo tutti questi anni. Se dovesse accoglierlo, Verduci andrà in cella subito dopo. Altrimenti verrà processato da uomo libero.
Il 2 dicembre, invece, ci sarà il conferimento dell’incarico per il prelievo ufficiale del Dna.
Nelle scorse settimane il carrozziere, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, non si era presentato per l’interrogatorio comunicando di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Il 65enne era stato individuato grazie al Dna estratto da una macchia di sangue trovata sulla scena del crimine. Il profilo era risultato compatibile con quello di un lontano parente, che si trova recluso nel carcere di Brescia.
E da lì, facendo combaciare vari elementi, gli inquirenti hanno trovato il codice genetico di quello che per l’accusa è l’assassino.
La Procura di Genova aveva chiesto l’arresto, ma sia il gip che i giudici del Tribunale del Riesame lo avevano negato pur confermando il quadro “granitico” degli indizi.
Secondo l’accusa, Verduci, ludopatico e pieno di debiti, uccise Luigia per rapinarla dopo averla picchiata brutalmente.
Nei giorni scorsi, inoltre, la pm ha ripreso in mano il fascicolo di un altro delitto, quello della merciaia Anna Rossi Lamberti, uccisa l’8 aprile 1998 a Marassi. E ha deciso di fare nuove analisi sul Dna raccolto sulla scena del crimine.