Martedì mattina scorso un sindacalista della Fillea-Cgil ha denunciato al Commissariato di Cornigliano di essere stato aggredito da due persone a Sestri Ponente, raccontando che lo hanno apostrofato “comunista di m…” e hanno fatto il saluto fascista. I responsabili della Cgil hanno quindi dichiarato che il loro segretario ha dovuto ricorrere alle cure dei medici del Pronto soccorso (5 giorni di prognosi).
E’ seguito un can can mediatico. Tanto che il consiglio regionale della Liguria, lo stesso giorno, ha approvato all’unanimità un documento di solidarietà al sindacalista e contro la violenza, ma su spinta delle sinistre nel testo è stato aggiunto di “stampo fascista”.
Lo stesso pomeriggio, poi, le sinistre hanno chiamato a raccolta i compagni in piazza a Sestri Ponente. Tra gli altri, presente anche un sostituto procuratore della Procura Generale, massimo organo inquirente in Liguria, e la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis che ha partecipato alla manifestazione “antifascista” con lo stato maggiore del Pd e di Avs, dichiarando: “Un sindacalista della Fillea Cgil è stato aggredito mentre svolgeva il proprio lavoro in un cantiere. Insulti, sputi, saluto romano”.
Tuttavia, i tempestivi e dettagliati atti d’indagine degli investigatori della Digos, competenti per questi casi, stamane hanno dato risultanze ben differenti rispetto al racconto fatto dal sindacalista. Al punto che si è parlato di varie incongruenze.
I forti dubbi degli organi inquirenti sono fondati sugli accertamenti effettuati.
In particolare, gli investigatori della Digos hanno setacciato le immagini delle telecamere della zona.
Tra le varie incongruenze, rispetto alla denuncia presentata dal sindacalista, risultano quelle che riguardano l’orario della presunta aggressione che sarebbe avvenuta quando l’auto utilizzata dal segretario della Fillea-Cgil sarebbe invece stata regolarmente parcheggiata vicino alla sua abitazione.
Inoltre, il sindacalista sarebbe uscito di casa quella mattina insieme ad alcuni famigliari per poi dirigersi alla sede della Cgil, e non da solo come riferito ai poliziotti, per recarsi nella zona dove sarebbe stato aggredito.
Risulta che sia uscito di casa non alle 7:15 come avrebbe riferito ai poliziotti, ma mezz’ora dopo.
Anche sulla destinazione lavorativa, in sede di denuncia, il sindacalista sarebbe stato non preciso nell’indicare chi doveva incontrare e dove.
I volantini o gli adesivi attaccati alle fiancate dell’auto sul referendum per il lavoro, poi, non risulterebbero presenti nelle immagini delle telecamere visionate dalla Polizia.
Di “saluto fascista” in strada da parte dei presunti aggressori, ormai, nessuno ne parla più.
Oggi pomeriggio, quindi, un altro colpo di scena. I responsabili della Cgil hanno comunicato che il loro sindacalista e segretario ha ritirato la denuncia-querela presentata martedì scorso al Commissariato di Cornigliano.
Tuttavia, hanno precisato che il loro sindacalista “ha confermato i fatti” ma tale scelta sarebbe dovuta alla “forte pressione emotiva alla quale si è sentito sottoposto in queste ore” che “lo ha indotto ad arrivare a questa decisione che va rispettata”.
Secondo alcuni osservatori, però, con il ritiro della denuncia forse sarà possibile evitare anche un’eventuale ipotesi di simulazione di reato (art. 367 del Codice Penale) o altre eventuali ipotesi di reato.
In sostanza, bisognerà vedere se non risultano del tutto vere soltanto le circostanze sul presunto reato denunciato oppure se non sia vero anche il fatto del presunto reato denunciato ossia l’aggressione con lesioni.
Tutto dipende dai magistrati della Procura della Repubblica di Genova (e non da quelli della Procura Generale di cui un loro esponente si è recato a Sestri Ponente per manifestare in piazza con la Cgil e la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis).
In ogni caso, l’art. 367 del Codice Penale recita testualmente: “Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’autorità giudiziaria o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, afferma falsamente essere avvenuto un reato, ovvero simula le tracce di un reato, in modo che si possa iniziare un procedimento penale per accertarlo, è punito con la reclusione da uno a tre anni”.
Varie incongruenze. E il sindacalista Cgil ritira denuncia contro ‘fascisti’
Digos: incongruenze su racconto sindacalista aggredito. Figuraccia Cgil-Salis?