“E’ la fine di un incubo, ma ero sicuro che mi avrebbero assolto” Lo ha detto ai microfoni di Sanremo News Alberto Muraglia, l’ex vigile urbano (ora artigiano) assolto in rito abbreviato dal gup di Imperia.
Muraglia all’epoca era stato immortalato dalle videocamere della Guardia di Finanza Mentre timbrava in mutande il cartellino delle presenze.
Suo malgrado, a seguito di quell’immagine diffusa dagli investigatori, era diventato il simbolo dei furbetti del cartellino.
Oggi Muraglia e altre nove persone, che avevano scelto il rito abbreviato, sono stati assolti, ma nella stessa udienza preliminare hanno patteggiato sedici imputati e sono stati disposti altrettanti rinvii a giudizio per chi aveva scelto il rito ordinario.
“Ero sicuro, certo di essere assolto. Chi non ha mai fatto niente è sicuro per forza” ha ribadito Muraglia.
“E’ il momento – ha aggiunto il legale difensore Alessandro Moroni – di far spegnere i riflettori e lasciare che questa vicenda torni a essere un normale processo”.
In sintesi, Muraglia è stato assolto grazie a una disposizione del comandante della Polizia municipale di Sanremo, secondo la quale bisognava timbrare in abiti borghesi.
L’ex vigile era stato nominato custode del mercato ortofrutticolo di Sanremo e si svegliava tutte le mattine alle 5.30 per aprire i cancelli, dovendo prendere servizio alle 6.
“Un compito che svolgeva in cambio dell’alloggio a titolo gratuito nello stabile del mercato – ha spiegato il legale difensore – senza alcuna remunerazione in denaro”.
Dopo avere aperto i cancelli, Muraglia guardava che non ci fossero auto in doppia fila nel circondario che impedissero l’installazione dei banchi nei giorni di mercato.
Quindi, sempre in abiti borghesi, timbrava il cartellino nell’apparecchio del mercato in cui prestava servizio (a pochi metri da casa) e rientrava nel suo alloggio per indossare la divisa.
Secondo quanto emerso, in quattro occasioni Muraglia era salito in casa dopo avere aperto il mercato e si era cambiato, ma dimenticandosi di timbrare il cartellino.
Per questo motivo, era sceso dove c’è la timbratrice o aveva mandato la figlia a timbrare perché così prevedono le disposizioni “in quanto l’atto del cambiarsi d’abito e mettersi la divisa è considerato orario di lavoro”.