Si dichiara “obiettore di coscienza” nei confronti della sua stessa Chiesa genovese che definisce “totalmente fuori dal mondo” don Paolo Farinella, saggista, teologo e attivista di sinistra.
Il parroco di San Torpete ha attaccato la Curia perché contrario ad applicare il decreto dell’Arcivescovo di Genova Marco Tasca che in sostanza impedisce a divorziati, separati e a chi non va alla S. Messa di svolgere il servizio di padrino e di madrina ai battesimi o alle cresime.
Il motivo della protesta è un modulo, spedito nei giorni scorsi dai responsabili della Curia di Genova ai parroci, che dovrà essere compilato e firmato da chi chiederà “di essere ammesso/a all’incarico di padrino/madrina nella celebrazione del battesimo o cresima”.
Don Farinella contesta innanzi tutto la dicitura “incarico”, come se quello di padrino o madrina fosse “un lavoro o un’attività”.
Secondariamente contesta la dicitura del modulo nel quale è riportato che il futuro padrino/madrina dovrà autocertificare “di non essere convivente, sposato solo civilmente, divorziato risposato civilmente”.
A suo dire “oltre due terzi di cattolici, anche praticanti, vivono quelle situazioni”.
“In sostanza – si domanda don Farinella – quasi nessuno può fare il padrino o la madrina?”.
Don Farinella parla di un “certificato da dogana portuale e curiale” e di “pastorizia sacramentaria” con la quale “si obbliga all’eucaristia domenicale, come fosse olio di ricino, per essere autorizzato a fare il padrino o madrina”.
Nella sua lettera, pubblicata ieri sul proprio sito web, scrive di avere “sentito genitori inviperiti, dirmi: va bene, se mi obbligano ci vado, ma dopo non mi vedranno mai più”.