“Stavo andando in direzione Genova centro, appena uscito dalla galleria avevo davanti due camion, ma una macchina gialla mi ha superato e, rientrando, si è messa tra me e i camion.
Improvvisamente ho visto l’asfalto che cominciava a fratturarsi e sulla destra il pilone che si sgretolava. Ho visto i mezzi davanti a me andare giù e ho pensato che anch’io sarei finito di sotto.
Poi ho fatto qualche metro in retromarcia, sono sceso e ho cominciato a correre verso la galleria”.
E’ la sintesi della drammatica testimonianza, ascoltata dai giudici stamane in Tribunale a Genova nel corso del processo per il tragico crollo del Ponte Morandi, di Luigi Fiorillo, l’autista del camion della Basko rimasto sul ponte a pochi metri dal vuoto, che è stata per mesi una delle immagini simbolo della tragedia del 14 agosto 2018 (43 vittime).
Fiorillo correndo indietro ha avvertito urlando tutti i mezzi che si trovavano dietro di lui.
In tanti lo ricordano. Come la famiglia Granieri (madre, madre e due bimbe di sei anni): hanno visto lo strallo crollare, hanno fermato l’auto e sono fuggiti in galleria.
La famiglia Macrì di Torino, che stava andando a Livorno, invece è riuscita per un pelo a oltrepassare il ponte: “Ho sentito l’auto ballare dietro – ha raccontato il marito – pensavo fossero i bambini che giocavano. Poi una volta fatta l’elicoidale ho visto che il ponte non c’era più”.
In aula stamane anche un operaio edile che si trovava sotto il viadotto ed è rimasto ferito nel crollo e due lavoratori di Amiu bonifiche, i cui uffici erano in una palazzina accanto all’isola ecologica di Amiu andata distrutta e dove hanno perso la vita i due dipendenti di Amiu Bruno Casagrande e Mirko Vicini.
Il processo in Tribunale a Genova riprenderà domani dove è prevista un’altra dozzina di testimoni.