Teatro Duse. Gravidanza, parto, allattamento, tiralatte, incubi, master, pollo, vangelo, coppie, amori, lavoro, video, social, paternità, televisione, canzoni, psicologi, pioggia, parcheggi, soldi, compleanni, parrucchieri, pianti, opinioni, vangeli, pidocchi, visioni, influencer, viaggi… un tutto fatto di piccole cose, di gesti, segni, di parole non dette. Di screzi marcati d’amore e di amori segnati da astio e freddezza. Torna l’allegra, scombinata famiglia creata dalla drammaturga spagnola Carolina África Martín Pajares e dall’incontenibile cast di sole attrici già apprezzate in Estate in dicembre.
Se il primo capitolo di questa saga familiare evocava il miglior Pedro Almodóvar, questa volta le tensioni, le inquietudini, le paure, le nostalgie e i sogni delle protagoniste sembrano evocare il mondo caro ad Anton Cechov. Sarà forse la pioggia che impregna di sé molte scene, o sarà semplicemente che “la vida sigue igual”, che la vita va avanti, con i suoi alti e i suoi bassi, le nascite e le morti, i successi e le frustrazioni in un racconto che fotografa, con maestria e delicatezza, le infinite sfumature dell’essere donna. Come ha scritto Carolina África Martín Pajares: «È come un piccolo buco nel muro, per vedere quella che è la vita, quello che siamo, senza pretendere altro».
«Ogni famiglia si trasforma nel tempo, vive in pace o in guerra» annota la giovane regista Elena Gigliotti. «In questa commedia ci sono quattro sorelle ormai donne, ma tutto ruota intorno all’amata, odiata, mai capita eppure sempre presente mamma. Tutte le famiglie del mondo potranno riconoscersi».
Durata dello spettacolo: 1 ora e 45 minuti. Fino al 17 novembre al Teatro Duse. ELI/P.