Buoni spesa sì, ma solo agli antifascisti.
Esclusi soltanto loro. Inclusi tutti gli altri, compresi i seguaci di Stalin, Tito, Pol Pot oppure dello Stato Islamico (Isis) tanto per ricordare qualche esempio.
Succede a Parma, dove la giunta comunale, come riportato ieri dall’agenzia AdnKronos, ha dato il via libera alla delibera che individua le linee operative all’erogazione dei buoni spesa per alimenti destinati ai nuclei famigliari in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus.
A patto, ha denunciato con un tweet il deputato di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari, di firmare un modulo in cui si dichiari “che non si critichi la Resistenza e l’antifascismo”.
“A Parma – ha spiegato Fazzolari – non ti erogano i buoni spesa riservati a chi è ridotto alla fame dall’emergenza coronavirus se non firmi una dichiarazione in cui dichiari che non critichi la Resistenza e l’antifascismo. Questa sinistra fa schifo. Omuncoli cinici e senza scrupoli”.
“In base all’art. 5 comma 3 bis del Regolamento Comunale per la concessione di Contributi, vantaggi economici e patrocini – si legge nell’autocertificazione scaricabile dal sito del Comune di Parma – dichiaro di riconoscermi nei principi costituzionali democratici e di ripudiare il fascismo e il nazismo; di non professare e fare propaganda di ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste o in contrasto con la Costituzione (…); di non perseguire finalità antidemocratiche e di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista, anche attraverso l’uso di simbologie o gestualità ad essi chiaramente riferiti”.
Anche la leader di FdI Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda: “A Parma il ricatto del sindaco e dalla sinistra: buoni pasto per chi è in difficoltà in questa emergenza solo a chi si dichiara antifascista tramite modulo. Chiedo l’immediato intervento del Ministro dell’Interno per mettere fine a questa pagliacciata”.
“Il Comune di Parma – hanno aggiunto i deputati emiliani Galeazzo Bignami e Tommaso Foti (FdI) – una parte di queste cose già le richiedeva sul suolo pubblico, ma la giustificazione in quel caso era stata quella di evitare gazebo per propaganda, ma sul fatto che si debba dichiarare la propria ideologia in cambio del buono pasto mi pare assurdo. A Parma è diventata antifascista anche la pastasciutta”.
Oggi i deputati hanno quindi presentato un’interrogazione parlamentare e hanno aggiunto: “Nel momento in cui si invita a distribuire velocemente questi soldi e semplificare le pratiche, si potrebbero evitare queste sciocchezze: se uno non arriva a comprarsi il panino non gli si chiede che tessera di partito che ha in tasca. E’ vero che l’Anpi ha invitato a festeggiare il 25 aprile cantando ‘Bella ciao’ dal balcone, ma sarebbe meglio concentrarsi su cose più pratiche in una città come Parma che ha avuto tanti morti di coronavirus”.
Fonti dell’amministrazione comunale guidata da Federico Pizzarotti, interpellate dall’agenzia Adnkronos, hanno liquidato così le polemiche: “Si tratta di un regolamento unico che riguarda la concessione dei patrocini, i contributi e l’utilizzo delle sale civiche del Comune di Parma. Un regolamento ampio, fatto di diversi articoli, tra cui uno in cui si richiede di ripudiare ideologie naziste e xenofobe e di riconoscersi nella Costituzione. E’ un regolamento, quindi, che non riguarda questo caso specifico“.