NOVARA “Quel post non l’ho scritto io, chi mi conosce sa che non penso quelle cose”: lo afferma all’Ansa Eliana Frontini, l’insegnante di Storia dell’Arte di Novara nella bufera per la frase “uno di meno” riferita al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega assassinato a Roma con 11 coltellate dal 18enne americano Elder Finnegan.
“Per motivi che spiegherò solo a chi di dovere, mi sono assunta una responsabilità non mia – sostiene la docente – Non si è trattato di hackeraggio, semplicemente è stato usato il mio account e il mio computer. Non l’ho detto prima perché non credevo che la vicenda assumesse questo peso…”. Intanto l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte ha notificato alla professoressa l’apertura di un procedimento disciplinare per la frase. La docente, che è stata convocata il 2 settembre dall’Ufficio procedimenti disciplinari dell’Ufficio Scolastico Regionale, è accusata di avere tenuto una “condotta gravemente in contrasto con la funzione educativa e gravemente lesiva dell’immagine della scuola”. Rischia da 30 giorni a 6 mesi di sospernsione dall’insegnamento senza retribuzione, se non peggio.
“Ho subito chiesto scusa, anche se mi rendo conto che si tratta di ben poca cosa rispetto alla gravità di quelle affermazioni – ha spiegato l’insegnante – ora, però, è il caso di riportare la vicenda alle sue dimensioni reali”. A scrivere il commento potrebbe essere stato un famigliare. “Non ho scritto io quel post – si limita a dire in merito-, quando verrò sentita dall’Ufficio Scolastico territoriale o eventualmente da altri organi, comunicherò il nome della persona che ha agito. Una persona che è pronta ad assumersi le sue responsabilità”.
Il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti posta su Fb la propria posizione ufficiale
“Viene segnalato sugli organi di stampa un post apparso sui social gravemente offensivo della memoria del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. A scriverlo sarebbe stata un’insegnante. Attiverò, tramite gli Uffici territoriali del MIUR Social, tutte le verifiche necessarie. Il caso va chiarito fino in fondo. Se fosse vero, sarebbe gravissimo. Insultare un servitore dello Stato, caduto compiendo il proprio dovere, infierire sulla disperazione dei suoi cari e, allo stesso tempo, offendere l’intera Arma dei Carabinieri, non sono azioni compatibili con la condotta di chi è chiamato a educare e istruire i nostri figli. Un comportamento che non avrebbe niente a che vedere con lo spirito, l’abnegazione e la professionalità della nostra classe docente!”
A chiedere il procedimento disciplinare per la docente è stato fin da subito lo stesso Ministro Bussetti dichiarando: “Non è ammissibile che, di fronte alla morte di un carabiniere, una professoressa si permetta di scrivere “uno di meno”. Abbiamo proceduto per le sanzioni disciplinari di conseguenza, questo è inammissibile, intollerabile, irrispettoso e vergognoso”. La professoressa sarebbe inoltre una giornalista, iscritta all’Ordine del Piemonte. “Il suo è un commento indegno — afferma il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna— a maggior ragione per chi è iscritto a un albo professionale, con delle scuse che assomigliano a lacrime di coccodrillo. L’autrice dovrà rispondere al Consiglio di Disciplina del Piemonte cui sarà segnalata, salvo una verifica su eventuale omonimia».
La retromarcia a caldo della Frontini
Sono stata fraintesa – aveva tentato di spiegare l’insegnante subito dopo le polemiche – intendevo dire che chi sceglie di fare il carabiniere deve accettare anche i rischi del mestiere. Se fosse morto un idraulico, una professoressa, un fornaio sarebbe stato diverso”. Intanto la docente dopo essersi scusata aveva provveduto a cancellare il suo profilo, ormai inondato dai commenti. A Novara tutti prendono le distanze dalla frase pubblicata sui social. Dal Sindaco Canelli al Questore Rosanna Lavezzaro. Era già successo ad un’altra professoressa torinese, Flavia Lavinia Cassaro, sospesa il 1 marzo 2018 dopo la sua partecipazione al corteo sfociato negli scontri del febbraio di quell’anno in occasione di una protesta contro un comizio di Casapound. La professoressa torinese aveva urlato ai poliziotti: “Dovete morire”. Quegli slogan, qualche mese più tardi, le sono costati il licenziamento.
.Marcello Di Meglio