Il primo ministro polacco Mateusz Morawiechi l’altro giorno ha dichiarato: “Faremo di tutto per proteggere il fianco Est della Nato”.
E ieri ha confermato: “La Polonia non darà i suoi jet militari all’Ucraina, così come non metterà a disposizione gli aeroporti. Noi stiamo aiutando concretamente gli ucraini ma in altre aree”.
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La saggia decisione del Governo polacco, in prima linea per aiutare e dare supporto ai profughi ucraini, ha frenato i guerrafondai Usa del Governo Biden che con questa mossa di “strategia militare” anziché diplomatica, probabilmente studiata da giorni, avrebbero fatto rischiare una guerra sul campo in Europa fra i Paesi Nato e la Federazione Russa.
Il premier Vladimir Putin ha infatti prontamente e ovviamente ribadito che dare i jet militari e mettere a disposizione gli aeroporti alle Forze armate ucraine equivale a un diretto atto di guerra contro la Federazione Russa e la Polonia, quindi, sarebbe rimasta coinvolta nel conflitto in corso.
Ciò significa che se la Polonia o un altro Paese Nato avesse dato retta ai guerrafondai di Washington, anche l’Italia sarebbe stata costretta a scendere in guerra contro la Russia.
La pericolosa “idea” dei guerrafondai Usa sarebbe nata, in modo segreto, negli ultimi giorni.
Secondo quanto riferito, gli Stati Uniti stavano esplorando un complicato accordo con la Polonia che prevedeva anche una triangolazione con uno “scambio di aerei”: Varsavia avrebbe inviato a Kiev i suoi jet di fabbricazione sovietica in cambio di F-16 americani.
L’intesa avrebbe richiesto il via libera del Congresso Usa, ma qualcosa, per fortuna dei Paesi Nato e dell’Italia, è andato storto.
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La riunione online tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i membri guerrafondai del Congresso Usa doveva restare segreta, su espressa richiesta di Kiev, ma non è stato così.
Due senatori repubblicani, in dissenso con quanto si stava tramando a spese dei Paesi europei aderenti alla Nato, Italia inclusa, l’hanno rivelato sui social network pubblicando foto e di fatto sabotando il pericoloso piano militare, confermando indirettamente che se alla guida degli Usa ci fosse stato Donald Trump probabilmente la guerra in Ucraina (Donbass escluso) non si sarebbe neanche iniziata e sarebbero andati avanti i negoziati per vie diplomatiche.
In ogni caso, quello che è successo durante la riunione è emerso nelle ultime ore, con il Wall Street Journal che ha rivelato alcuni retroscena.
In sostanza, il presidente ucraino Vlodomyr Zelensky, durante l’incontro online, è tornato sull’ipotesi della “no-fly zone” sul cielo dell’Ucraina, aggiungendo: “se non potete dichiararlo, almeno datemi gli aerei”.
A questo punto, non sembra che i nazionalisti ucraini abbiano intenzione di negoziare la pace accettando di diventare un Paese neutrale e abbandonando la volontà di entrare a far parte della Nato, con l’allestimento di basi missilistiche a 300 chilometri da Mosca.