E’ mancato dopo una lunga malattia Claudio Lolli, artista simbolo della canzone militante degli anni ’70.
Lolli era un poeta, scrittore, professore di liceo ed è morto a 68 anni, proprio nel cinquantesimo di quel ’68 che tanto lo ha influenzato.
Lolli era nato a Bologna, fa amicizia con Guccini che poi lo introdurrà nella Emi dove si impone subito con la voce cupa, accompagnata spesso solo dalla sua chitarra.
Canta il ’68, le battaglie politiche di sinistra, il disagio esistenziale e nei confronti della piccola borghesia dalla quale veniva, l’anticlericalismo e la critica alla famiglia.
Già con il primo disco del 1972, Aspettando Godot, Lolli si fa conoscere con brani come Michel (dedicato a un suo amico francese) e Borghesia.
L’anno dopo esce Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita, nel quale tratta il dramma delle periferie e dei suicidi dei soldati di leva, oltre a raccontare in Quello lì di un Antonio Gramsci studente a Torino.
Il Grande Freddo (2017). Con questa album vince la Targa Tenco nella categoria “Miglior disco dell’anno in assoluto”
Il 1976 è il suo anno con l’album di suo maggior successo Ho visto anche zingari felici, nato dalla collaborazione con il Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna.
Produce altri albun che non hanno lo stesso successo e proprio , in quegli anni, dopo aver conseguito la larea in lettere si dedica all’attività di professore al Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Casalecchio di Reno.
Non abbandona però la musica e la scrittura. Nel 2000 pubblica Dalla parte del torto, con il brano Nessun uomo è un uomo qualunque, mentre nel 2009 esce il nuovo album, Lovesongs, rivisitazione delle più belle canzoni d’amore del cantautore.
Nel 2010 suona al Concerto del Primo Maggio, iniziando la sua esibizione con Primo maggio di festa. Con l’ultimo album del marzo 2017, intitolato “Il grande freddo”, finanziato con un’operazione di crowdfunding lanciata via web, vince la Targa Tenco nella categoria “Miglior disco dell’anno in assoluto”.