Il giornalista, scrittore e saggista Giampaolo Pansa è morto a Roma all’età di 84 anni assistito dalla moglie, la scrittrice Adele Grisendi.
Nella sua vita ha raccontato con intelligenza e a volte ironia la società e la politica italiana, andando molte volte contro corrente e, anche, riscrivendo la storia stimolando dibattito e riflessione.
Un esempio classico sono tutte le polemiche che hanno sollevato i suoi libri dedicati alla Resistenza, per primo ‘Il sangue dei vinti’, libro del 2003 sui crimini dei partigiani compiuti dopo il 1945 che gli è costato l’accusa di revisionismo.
Piemontese di Casale Monferrato, Pansa ha esordito nel giornalismo con la Stampa, occupandosi tra l’altro del disastro del Vajont, poi passò al Giorno, al Messaggero, al Corriere della Sera, La Repubblica, L’Espresso dal 1977 al 2008, in contrasto con la linea editoriale del gruppo editoriale.
Da allora ha scritto per Il Riformista, Libero, Panorama e The Post Internazionale. Scrisse diversi libri e saggi sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, I figli dell’Aquila ed ancora i libri dedicati alle violenze compiute dai partigiani nei confronti di fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Altri saggi sull’Italia tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX attraverso, una controstoria d’Italia dal 1946 ad oggi e il suo autoritratto ironico intitolato ‘Quel fascista di Pansa’.