E’ mancato Giorgio Nebbia considerato tra i fondatori dell’ambientalismo italiano, della scienza ecologica.
Era stato deputato nella IX legislatura e senatore nella X sempre in Sinistra Indipendente.
Nato a Bologna il 23 aprile 1926 è mancato il 3 luglio all’età di 93 anni ed è stato un riferimento umano e politico quale docente universitario, pioniere di ricerche, divulgatore di un numero incredibile di libri e articoli, poderoso archivista, militante infaticabile, sempre disponibile per ogni impegno sociale e politico volto all’ambiente e alla pace, affabile e ironico e di una gentilezza innata.
Un maestro capace di coniugare l’ecologismo scientifico con la necessità della giustizia sociale, il rigore tecnico con la spinta utopica, il marxismo e la religione con l’ecologia. Lascia un’eredità straordinaria. Un modello esemplare per i giovani.
L’ultimo video è stato in aprile 2016 con collegamento Skype dal liceo di Casale Monferrato sull’amianto: una lectio magistralis.
L’ultimo abbraccio fisico è stato in Senato quando, il 10 maggio 2016, abbiamo festeggiato i suoi novant’anni.
Gli interventi sono stati raccolti dalla Fondazione Micheletti nel libro “Per Giorgio Nebbia. Ecologia e giustizia sociale”. Ultimamente non rispondeva più al telefono, non ci ha ringraziato per la consueta confezione di biscotti Krumiri, ahimè abbiamo pensato a qualcosa di grave. Ci mancherà la sua amicizia, che ci aveva degnato anche con la prefazione al nostro libro “Ambiente delitto perfetto”, prefazione che da sola vale più delle restanti 500 pagine del volume Barbara Tartaglione e Lino Balza “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”.
Importanti le sue parole a conclusione del Convegno in suo onore in Senato: “L’unica cosa che ha permeato tutta la mia vita è stata l’amore per qualunque cosa e anche per le persone (Dio mi perdoni, per quasi tutte) che ho incontrato. Qualcuno mi chiede che cosa penso di me e io dico che nella mia esistenza ho avuto due amori (come cantava Josephine Baker), uno è la Gabriella e l’altro la merceologia. Alla Gabriella, che mi ha lasciato alcuni anni fa, devo tutto perché mi ha sostenuto è sopportato per 54 anni di matrimonio felice, sempre vicino a me, sempre silenziosa è discreta, pronta a “fare” le bibliografie, a rileggere quello che scrivevo, conosceva l’italiano meglio di me, a correggere le bozze. Poi mi ha regalato un figlio, Mario, che ora ha 60 anni e che poi si è sposato con un’altra Gabriella e insieme mi hanno dato un altro regalo, mia nipote Silvia. Come vedete la mia vita è stata sempre piena di cose buone. Talvolta mi sono anche arrabbiato, e me ne scuso, ma nell’insieme credo che il filo conduttore sia stato la grande ricchezza di amore che ho ricevuto dai miei studenti universitari, dai miei colleghi e amici, dalla mia famiglia. A tutti dico grazie e auguro, con tutto il cuore, una vita bella come la mia. Poi faccio un augurio anche a me stesso, con le parole di Marcello Marchesi, “che la morte mi trovi vivo”. Giorgio Nebbia