Elezioni amministrative. Anche in Liguria ha vinto l’astensionismo, che ha premiato il centrosinistra. E la sfida elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Savona non ha infiammato le urne.
Ai seggi si sono presentati 26.035 cittadini, solo il 52,43% degli aventi diritto, oltre due punti in meno della media italiana, quasi quattro in meno rispetto alle regionali dell’anno scorso e oltre nove in meno rispetto a cinque anni fa.
Per decidere chi sarà il nuovo sindaco della città della Torretta servirà il ballottaggio: i favori della vigilia sono tutti per Marco Russo, candidato del centrosinistra che al primo turno ha ottenuto il 47,79% delle preferenze, mentre il centrodestra con Angelo Schirru si è fermato al 37,31%.
Già cinque anni fa, però, il centrosinistra si era presentato davanti di oltre cinque punti al ballottaggio, per poi vedersi ribaltare completamente la situazione e cedere la città a Ilaria Caprioglio.
A differenza del 2016, quando la prima forza era il Movimento 5 stelle, il Partito democratico è già certo di essere tornato il primo partito cittadino, confermando una tendenza ripresa alle scorse regionali.
Ai dem va il 20,12% delle preferenze, sei punti in meno delle scorse regionali e quasi due in meno delle ultime comunali. A livello assoluto i 4.764 voti raccolti, segnano un calo di 1.588 preferenze in cinque anni.
Chi crolla è proprio il Movimento 5 Stelle: il candidato sindaco Manuel Meles raccoglie il 9,77% dei voti al primo turno, ma alla lista ufficiale pentastellata va solo il 6,44% delle preferenze (mentre la civica di Meles che richiamava nel nome il nuovo capo politico ed ex premier Giuseppe Conte prende il 2,68%), contro il 24,2% del 2016 e il 9,59% delle regionali.
Nel campo del centrodestra, prima per distacco la lista che fa riferimento al governatore Giovanni Toti, che porta a casa il 13,15% delle preferenze. Cinque anni fa non c’era, ma alle regionali aveva fatto due punti meglio, pur piazzandosi in coalizione dietro alla Lega.
Il partito di Matteo Salvini raccoglie il 10,32% delle preferenze, un punto e mezzo meno di cinque anni fa quando era l’unica lista puramente politica della coalizione, ma ben nove punti in meno rispetto alle regionali dell’anno scorso.
Passo indietro rispetto alle regionali anche per Fratelli d’Italia: i sostenitori di Giorgia Meloni, che non avevano presentato una lista autonoma cinque anni fa, ottengono il 6,9%, circa due punti e mezzo sotto l’anno scorso.