“Introduzione della doppia preferenza di genere e abolizione del listino”.
Sono questi, in sintesi, i punti focali della proposta di legge elettorale presentata dal gruppo del Partito Democratico in Regione Liguria.
“Intendiamo sanare – hanno spiegato i consiglieri del Pd – due evidenti contraddizioni presenti nella legge elettorale regionale.
Da un lato vogliamo restituire agli elettori la facoltà e soprattutto il diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Dall’altro vogliamo sradicare una vera e propria vergogna: e cioè il fatto che il nostro sistema elettorale è rimasto uno degli ultimi a non prevedere una norma antidiscriminatoria a tutela del genere.
Basta guardare il consiglio regionale oggi per rendersi conto che così non può andare: solo tre donne presenti in Consiglio su trenta consiglieri è una realtà che non possiamo più tollerare.
Vogliamo essere chiari. Queste due contraddizioni (listino dei nominati e assenza di una tutela di genere) oggi presenti nella legge elettorale vanno superate entrambe. Non accetteremo compromessi al ribasso. Non voteremo nessuna proposta di legge che non includa anche la doppia preferenza di genere.
Per due motivi. Il primo uno di civiltà, perché non possiamo essere il fanalino di coda delle Regioni italiane nel prevedere una adeguata rappresentanza per ogni genere.
In secondo luogo, visto che ci accingiamo a fare una modifica sostanziale della legge elettorale (questo comporta l’abolizione del listino), non possiamo non uniformarci agli indirizzi previsti dal legislatore nazionale che prevede esplicitamente la doppia preferenza di genere.
Se non lo si fa la legge è impugnabile e con essa anche il risultato delle elezioni. Vorremmo evitare di finire in un grande pasticcio.
Nella nostra proposta attribuiamo subito tutti e trenta i consiglieri regionali. Chi vince con il minimo scarto di voti conquista comunque una maggioranza di 16 consiglieri più il presidente. Alla minoranza ne spettano invece 14. Crediamo che in questo modo venga garantita sia la governabilità, superando l’incertezza dell’attuale legge elettorale, sia un’adeguata rappresentanza della minoranza.
Non abbiamo nulla contro il ballottaggio previsto dal Movimento 5 Stelle, ma pensiamo che dovendo trovare una larga maggioranza in Consiglio regionale per approvare la legge sia preferibile concentrarsi su alcune puntuali modifiche sostanziali, piuttosto che su un disegno di legge elettorale completamente diverso da quello attuale su cui difficilmente troveremo il consenso della maggioranza.
Siamo ovviamente aperti al confronto e a eventuali modifiche, pur con l’impostazione appena descritta (due no chiaro al listino dei nominati e alle discriminazioni di genere). Non ci troviamo d’accordo però a modifiche che prevedano aumenti di spesa pubblica.
La norma suggerita da Toti che prevede le automatiche dimissioni degli assessori e il subentro dei primi dei non eletti è destinata a ingenerare circa 800.000 euro di spesa in più all’anno (e quindi oltre 4 milioni di euro in un intero mandato). Non siamo d’accordo.
Ora aspettiamo la proposta della maggioranza. Vediamo se dalle parole si passa anche ai fatti. Il tempo per discutere c’è. Bisogna che da parte di tutti ci sia anche una chiara volontà politica e non prevalga, come al solito, il riflesso condizionato della conservazione dell’esistente. Per modificare l’attuale legge elettorale serve una maggioranza qualificata di 21 consiglieri”.