In occasione della Steel Cup – Memorial Pasini, andata in scena ieri a Salò, il presidente dell’Entella Antonio Gozzi è intervenuto commentando il suo rapporto con la famiglia Pasini, proprietaria del club lombardo neopromosso in Serie B, ma anche parlando della sua visione e delle ambizioni dell’Entella in questa stagione.
“Il presidente Giuseppe Pasini è come un fratello per me” – ha raccontato il numero uno biancoceleste. “Ci siamo conosciuti più di 30 anni fa e il nostro legame si è intensificato fino a diventare davvero un rapporto di fratellanza, nell’attività siderurgica, sicuramente, ma anche in quella sportiva”.
“Questo per la Feralpisalò è un anno da sogno, la serie B è stata un obiettivo inseguito e costruito nel tempo. Nel calcio non si fanno miracoli. L’approccio con cui entrambi gestiamo le nostre squadre è un approccio oculato, non abbiamo mai fatto follie per raggiungere i traguardi. I sacrifici naturalmente ci sono, i budget sono importanti e si riescono a sostenere perché ci sono dietro delle aziende che vanno bene, ma siamo accomunati da oculatezza e dal non fare mai il passo più lungo della gamba”.
“Cosa mi aspetto dalla stagione dell’Entella? Il nostro progetto è lo stesso delle ultime due stagioni, l’obiettivo del salto di categoria vale anche quest’anno. Per questa stagione abbiamo provato a cambiare formula puntando sul ringiovanimento combinato alla presenza in rosa di alcuni giocatori di esperienza per la categoria. Il girone B quest’anno sarà particolarmente difficile, ci sono squadre ambiziose che puntano dichiaratamente al salto diretto di categoria”.
“La sostenibilità nel calcio? Il tema della sostenibilità è un must, sia per le aziende che per le squadre di calcio. Io dico sempre una frase: il calcio può essere un supereroe o la parte oscura della forza. Noi cerchiamo di essere dei supereroi. Nel nostro piccolo dobbiamo sempre avere attenzione e cura dell’aspetto sociale e ambientale”.
“Il mio romanticismo verso il calcio ha radici lontane. Questo sport è da sempre uno straordinario veicolo di rapporto tra padri e figli. Da piccolo mio padre mi portava la domenica a vedere l’Entella, lui in settimana lavorava molto e aveva poco tempo da dedicare alla famiglia. Andare allo stadio con lui era un modo per stare insieme. Anche il rapporto con mio figlio è stato uguale, lo portavo a vedere l’Entella e lui ne è anche stato un giocatore del settore giovanile. Quelle domeniche d’inverno passate in posti sperduti, con un freddo cane, ci hanno aiutato a consolidare il nostro legame. Stare vicino a proprio figlio nelle sconfitte e nelle vittorie è molto importante. Io sono grato al calcio anche per questi momenti”.