Un excursus attraverso la produzione dell’artista olandese suddiviso in 8 sezioni
Domenica 20 febbraio 2022 al Palazzo Ducale di Genova ha chiuso i battenti la mostra dedicata a Escher, facendo segnare un numero record di visitatori: 95.000 in poco più di 5 mesi di apertura. Si potrebbe sottolineare come un’esposizione di oltre 200 opere del grande artista olandese Maurits Cornelis Escher – sinora la più grande tra quelle realizzate in Italia – possa vantare una portata di successo così ampia, riuscendo a comprendere nella sua “cornice” di eventi collaterali così tante attività educative, sociali, ludiche, spettacolari, dimostrative, interdisciplinari, di studio e di approfondimento. In questo consiste ormai il reale valore di una proposta culturale accessibile, inclusiva e aperta.
Promossa e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, insieme a Comune di Genova, Regione Liguria e Arthemisia, la mostra è stata realizzata in collaborazione con M. C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen (CEO della M.C. Escher Company) e da Federico Giudiceandrea. Quest’ultimo è uno degli esperti più importanti al mondo dell’artista, di cui in 40 anni ha collezionato 180 opere. La sua folgorazione risale al 1978, quando lesse come un segno del destino il trovare rappresentati, in una mostra di opere italiane di Escher a Firenze, entrambi i paesi in cui erano nati i genitori.
La meraviglia
Il primo impatto che la mostra trasmette è la meraviglia, che si può cogliere attraverso uno sguardo completo alla produzione artistica di una vita. Escher (1898-1972) si presta moltissimo al modo di comunicare attuale e i suoi mondi paradossali tra prospettive impossibili, composizioni geometriche e giochi matematici fanno ormai parte dell’immaginario collettivo.
Il suo linguaggio artistico è unico, ben radicato nella sua contemporaneità, per cui si riscontrano impronte dell’Art Nouveau come anticipazioni surrealiste e Optical, ma le sue elaborazioni poliedriche, che si avvalgono di matematica, fisica, arte e design, sono assolutamente originali. La mostra suggerisce queste connessioni tra rigore analitico e ricerca estetica in nome di una visionarietà complessa, che qui è esaltata attraverso 8 sezioni cronologiche e tematiche.
Dagli esordi alle tassellature
Nella parte dedicata a Gli esordi sono notevoli la serie completa delle sei xilografie con I giorni della creazione (1925-26) o quelle con la Roma notturna degli anni ’30, con ombreggiature ottenute in modi diversi. Nella sezione su L’Italia si possono ammirare i paesaggi di Tropea (disegno del 1930), Costa di Amalfi (xilografia del 1931 mai esposta in Italia), Pentedattilo o Scanno.
Sul tema delle Tassellature e della Divisione regolare del piano (xilografie in rosso del 1957) è posto a confronto il primo esempio di arte animata tassellata, il Forellenreigen, stampa del 1899 realizzata da Koloman Moser per carta da parati, pubblicata sulla rivista dello Jugendstil, Ver Sacrum. L’11 maggio 1936 Escher sbarca proprio a Genova, prima di tornare all’Alhambra. Un interessante filmato è dedicato ai disegni che ricopiò dal monumento di Granada e che lo ha ispirato.
Dalle metamorfosi ai paradossi geometrici
Il tema della Metamorfosi e della trasmutazione di un’immagine in un’altra senza soluzione di continuità si sviluppa in tante opere di Escher, tra le quali la prima di successo, intitolata Giorno e notte, xilografia del 1938 con la campagna ripresa a volo d’anatra. Adorata dagli hippie – che le avevano erroneamente associato esperienze psichedeliche – c’è l’immancabile litografia del 1943, Rettili, che sembra passare dalle due alle tre dimensioni, mentre si estende per quasi 4 metri la xilografia del 1939 a tre colori Metamorfosi II, costituita da un cruciverba-viaggio a tassellature che rievoca il paesaggio di Atrani sul mare – città già rappresentata nel 1931, come si può vedere nella litografia accanto.
La Struttura dello spazio, cui è dedicata un’altra sezione, si complica nel periodo degli specchi e delle sfere, in cui gli occhi sono sempre il centro di tutto il mondo intorno. Paradigmatica è l’opera Mano con sfera riflettente (1935), cui è dedicata anche la possibilità di scattarsi un selfie sostituendosi al ritratto dell’artista.
I Paradossi geometrici di Escher, che tanto devono alle costruzioni del matematico e fisico Roger Penrose, sono assai ben documentati, anche attraverso il confronto con le Carceri d’invenzione di Giovanni Battista Piranesi, le figure impossibili di Oscar Reutersvard e i cubi reversibili di Victor Vasarely.
La reiterazione dell’immagine ottenuta nella celebre Galleria delle stampe del 1956 applica il cosiddetto “effetto Droste”, ricorrente in altri oggetti in mostra. In una teca a sé sta la matrice lignea originale (1931) di Rossano, Calabria, che non è mai stata esposta prima in Italia e che si può confrontare con la realizzazione stessa dell’opera.
Dai lavori su commissione all’Eschermania
Le ultime due sezioni della mostra espongono opere su commissione, come raffinati ex libris o biglietti di auguri, e oggetti e filmati che dimostrano l’influenza che questo artista ebbe nella produzione legata alla moda (capi di vestiario fashion), alla musica (cover di LP di successo), alla pubblicità (magliette, cravatte, poster), ai fumetti e al cinema (Inception, 2010; Notte al Museo, 2014).
Originalità del percorso
All’interno del percorso, diversi pannelli esplicativi sono dedicati alla spiegazione delle tecniche utilizzate da Escher, alla sua abitazione romana, alla riproduzione delle foto da lui più amate o ad altre tematiche, mentre sono molte le occasioni per penetrare più a fondo nelle opere attraverso le postazioni dal titolo “Qui puoi”.
Le esperienze che conducono il visitatore a diventare Escher, a capire la legge del concavo e del convesso, a entrare in una struttura impossibile o in una Relativity Room, a sperimentare l’effetto Droste, a guardare un’opera che prende vita, a farsi fotografare su solidi geometrici o con sfondi speciali fanno parte di quel coinvolgimento del pubblico che lo avvicina all’arte da protagonista, lo diverte senza annoiarlo mai. D’altra parte, lo stesso Escher amava parlare della sua attività come di un gioco: “My work is a game, a very serious game”.
A Palazzo Ducale l’iter espositivo si chiude con un richiamo scenografico alle sfere, che in numero di tre, gigantesche e specchianti, stanno sul pavimento di marmo della Cappella secentesca del Doge. Rappresentano anch’esse una sorta di fusione tra la perfezione della figura geometrica e la realtà alterata, tra le esperienze paradossali e le suggestioni dell’immaginazione.
Genova 9 settembre 2021-20 febbraio 2022
Escher a cura di Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen a Palazzo Ducale in Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Tel. 010 8171663.
Lunedì, ore 14.00-19.00; martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica, ore 10.00-19.00; venerdì, ore 10.00-21.00
Internet: www.mostraescher.it