“Siamo alle solite… anche alla vigilia di questo corteo c’è chi prova ad alzare i toni, c’è chi tenta di creare tensioni nel tessuto sociale, ci sono i giornalai da quattro spiccioli e i leoni da tastiera che inventano falsità pur di avere un attimo di fama, c’è chi prova a rivendicare un ruolo nell’organizzazione del corteo che non ha avuto e chi con comunicati e interviste prova a salire su un carro che non gli appartiene”.
Lo hanno dichiarato oggi su Facebook gli estremisti di Genova Antifascista, che sono i principali promotori del corteo di sabato prossimo che partirà dalla Stazione Marittima alle 17 e si concluderà in serata a piazza De Ferrari per ricordare i moti del 1960 contro il congresso nazionale del MSI e il governo Tambroni.
“Ieri su giornali e social – hanno aggiunto i vertici di Genova Antifascista – abbiamo letto che il PD ha dato la sua adesione al corteo del 30 giugno e rispondendo alle affermazioni del leghista Stefano Garassino ha dichiarato ‘un assessore non può pensare di rispondere a violenza con altrettanta violenza, anche se solo verbale’, confermando quindi che per il democratico PD l’attacchinaggio di qualche manifesto e qualche scritta antifascista per la città sono da considerarsi atti di violenza.
Ribadiamo che per noi la violenza sono il Decreto Minniti che ha introdotto il Daspo Urbano limitando così la libertà delle opposizioni sociali e della manifestazione del dissenso, sono le deportazioni al confine di Ventimiglia, sono i lager creati in Libia dove vivono in condizioni disumane centinaia di migranti, è l’abolizione dell’Articolo 18 che ha reso ancora più precario il lavoro e ricattabile il lavoratore, la Buona Scuola e l’alternanza scuola-lavoro che sempre più crea forme di lavoro gratuito, la devastazione dei nostri territori al solo scopo di favorire le lobby del cemento e le organizzazioni mafiose e potremmo andare avanti per ore in questa triste lista della quale siete complici.
Per questi motivi la partecipazione del PD al corteo antifascista del 30 giugno che ci vede come primi promotori ci disgusta e ci sembra chiaro che sia usata unicamente per rilanciare un partito che ormai è morto e che utilizza l’antifascismo in modo strumentale e propagandistico.
Il 30 giugno è una giornata della città aperta a tutte/i le cittadine ed i cittadini che condividono gli ideali di chi l’ha promossa dal primo giorno ad oggi.
Ma ricordiamo nuovamente, qualora ce ne fosse bisogno, che non saranno ammesse né bandiere né simboli di partito e che sarà cura degli organizzatori far rispettare questa nostra decisione senza se e senza ma”.