Prosegue la tensione tra Acciaierie Italiane di Cornigliano, l’ex Ilva, e i lavoratori dopo la comunicazione della cassa integrazione e dopo la lettera con la “messa in libertà” per ieri di 24 operai di un reparto per “garantire la sicurezza” che determina lo stop allo stipendio della giornata di agitazione.
Questa mattina, alle 7,30, gli operai si sono riuniti per una breve assemblea davanti ai cancelli e poi hanno dato vita ad una manifestazione.
Il corteo alle 8,30 ha raggiunto via Cornigliano per poi rientrare verso lo stabilimento e chiudersi alle ore 9.
“In relazione alle ultime dichiarazioni dell’attuale gestione di Acciaierie d’Italia Spa in merito allo sciopero di Genova – dicono dalla Fiom Genova – vogliamo ricordare che in questi 4 anni di gestione Arcelor Mittal nessun investimento è stato fatto nell’impianto genovese.
Quotidianamente i lavoratori vivono con la mancanza anche dei più minimi strumenti per la conduzione degli impianti: manca il gasolio per i mezzi interni, le docce nel periodo invernale sono fredde, i pezzi di ricambio a magazzino scarseggiano, sempre più numerose sono le ditte che rifiutano lavori per mancanza di pagamenti arretrati, sulle prestigiose banchine genovesi su 6 gru ne funziona una soltanto, ecc.
Sempre più frequenti sono gli incidenti all’interno dello stabilimento che mettono a repentaglio la sicurezza dei lavoratori. Ricordiamo a titolo d’esempio: due torri faro cadute, tre rotoli caduti nelle ultime 3 settimane, due inizi di incendio nel ciclo latta e nel ciclo zincato solo negli ultimi giorni.
Inoltre l’arroganza dell’azienda si è concretizzata con la disdetta, comunicata al Mise, del premio di risultato equivalente al 3% della Ral, in violazione dell’accordo sindacale del 6/9/2018. Oltre alla riduzione dello stipendio a causa della cassa integrazione, 400 euro in meno nelle tasche dei lavoratori.
Ripetutamente le ferie estive sono state tramutate in cassa integrazione guadagni all’insaputa dei lavoratori.
In ultimo assistiamo alla messa in libertà dei lavoratori che esercitano il sacrosanto diritto di sciopero, definito impropriamente dall’azienda come sciopero a scacchiera.
Con questa arroganza e protervia, l’azienda si permette di definire rigide le posizioni del sindacato. Un’Azienda che si comporta da despota asiatico di fronte alle sacrosante istanze dei lavoratori in difesa dei loro diritti. Noi non cederemo.
Chiunque capisce che questo comportamento feudale dell’azienda è possibile grazie al silenzio e all’ignavia dell’attuale governo che non è in grado di fermare i licenziamenti delle multinazionali.”