Cresce la rabbia dei lavoratori ex Ilva di Genova per le incertezze sul futuro dell’acciaio in Italia.
Questa mattina, dopo un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento, i lavoratori hanno dato vita a un corteo fino all’aeroporto Cristoforo Colombo, bloccando la rotatoria di accesso allo scalo.
Durante la protesta, che ha causato disagi al traffico veicolare, sono stati incendiati alcuni copertoni, dai quali si è sprigionata una densa nube di fumo nero.
Ad aprire il corteo, uno striscione con scritto “Meglio una lotta disperata che una disperazione senza lotta”.
“È impensabile – ha affermato Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim Cisl – tenere la siderurgia italiana e il gruppo ex Ilva in questa situazione. Il governo non può più presentarsi dai sindacati a dire che c’è stata una trattativa segreta tra Fitto e Arcelor Mittal e la soluzione la vedremo il 23 novembre all’assemblea dei soci.
Non si possono cercare di scoprire le intenzioni di un socio privato, a cui si danno risorse pubbliche e le si fanno gestire, solamente quasi a valle della trattativa che dovrebbe essere in corso.
Noi, come sindacato, abbiamo già vissuto una trattativa segreta tra il secondo governo Conte ed Arcelor Mittal e abbiamo visto il disastro che ha portato, escludendo i lavoratori in amministrazione straordinaria e rendendo Mittal fortissima dal punto di vista contrattuale.
Non accetteremo assolutamente un’altra soluzione di questo tipo e chiediamo al governo risposte certe. L’ultimo incontro è andato malissimo, per cui riparte la mobilitazione”.
“Per un anno – ha aggiunto il segretario nazionale della Fim Cisl – il ministro Adolfo Urso ha paventato l’idea di far passare lo Stato al 60% ma ora sembra che si stia discutendo di tutt’altro.
Vanno recuperati gli errori del passato, non ne vanno fatti altri perché tempo non ce n’è più e vanno date risposte ai lavoratori diretti ma anche a quelli degli appalti e a quelli di Ilva in amministrazione straordinaria lasciati in un limbo”.