Un ex pugile di 26 anni è stato arrestato ieri dalla Polizia locale per “maltrattamenti in famiglia in presenza di minori”.
A denunciarlo è stata la compagna ventiduenne soccorsa e salvata dagli agenti che l’hanno sottratta alle violenze.
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È successo ieri sera nel quartiere di Genova Marassi, dove gli agenti del terzo distretto sono potuti intervenire in fretta in quanto erano sul posto in ausilio ai vigili del fuoco, impegnati nella messa in sicurezza un edificio da cui si era verificata una caduta di calcinacci.
La ragazza si è affacciata al balcone chiedendo aiuto e grondando sangue, con in braccio il figlio di 2 anni.
L’hanno vista e sentita diverse persone dei palazzi di fronte.
Alcuni sono scesi in strada, altri sono andati direttamente a bussare alla porta dell’appartamento della coppia, senza però ottenere risposta.
Per fortuna sono arrivati subito gli agenti, ai quali il ventiseienne ha finalmente aperto.
Gli agenti si sono trovati davanti la ragazza che perdeva copiosamente sangue dal naso. Sulle prime, ha detto di avere sbattuto contro la porta, aperta con una spallata dal compagno per forzare il ferro morto.
Mentre l’ex pugile ha dichiarato che la compagna era caduta sbattendo contro la sponda del letto.
Gli agenti hanno quindi capito che si trattava di qualcosa di ben diverso da un incidente e hanno chiamato i colleghi del reparto Giudiziaria.
Portata in ospedale, la ventiduenne, che ha riportato la frattura del naso, ha finalmente trovato il coraggio di parlare con il personale della Polizia locale e di denunciare l’accaduto.
“La giovane, che si era fidanzata quando aveva solo 17 anni – hanno spiegato dal Comando della Polizia locale – ha raccontato una storia di violenze e soprusi durata molti anni e comune a quella di molte altre donne nelle sue condizioni. Prima profondamente innamorata del compagno e poi spaventata dalle sue possibili reazioni, ha sopportato a lungo, non denunciando mai.
La 22enne, che già nel 2015 era finita in ospedale per le violenze subite, ha inoltre riferito che i sanitari le avevano assegnato una prognosi di 30 giorni.
Le violenze, sempre per motivi di gelosia sono proseguite fino a ieri, quando il pestaggio è avvenuto davanti al figlio della coppia.
Ieri la ragazza si è decisa, in lacrime davanti agli agenti, stanca di vivere in un incubo e preoccupata più per il futuro del figlio che per se stessa.
Qualsiasi donna si trovi nelle stesse condizioni sappia che le violenze quasi mai si interrompono da sole e che è sempre meglio denunciare prima che le conseguenze diventino molto gravi o addirittura irreparabili.
La ragazza che ieri ha trovato la forza di denunciare è stata informata del fatto che può rivolgersi al centro anti violenza per l’assistenza legale e psicologica mentre gli agenti del reparto Giudiziaria della polizia locale hanno stretto le manette ai polsi dell’uomo e lo hanno trasferito in carcere, a disposizione dell’Autorità giudiziaria”.