La feroce aggressione era avvenuta nel dicembre del 2019
Faida familiare e motivi economici. La Polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due cittadini di origine bosniaca accusati di rapina aggravata e di lesioni personali gravi.
I giorni scorsi, al termine di una minuziosa attività di indagine, sono stati arrestati i mandanti di una violenta aggressione materialmente commessa da soggetti rimasti ignoti, avvenuta nel dicembre del 2019 a Genova.
La vittima un giovane titolare di un’attività commerciale che aveva avuto postumi piuttosto seri per le fratture al volto. Era stato ricoverato per circa 15 giorni ed era stato sottoposto a plurimi interventi chirurgici.
La brutale aggressione era avvenuta ad opera di tre soggetti, armati di un tirapugni in metallo, incaricati da alcuni parenti del giovane che vivono a Milano di dare una lezione al cugino che vive a Genova.
Nel giorno dell’aggressione gli esecutori materiali avevano attirato il giovane in una trappola.
Lo avevano infatti contattato facendogli credere di voler acquistare la merce in vendita ed al termine della spedizione punitiva avevano sottratto alla vittima anche il telefono cellulare.
Le indagini della Squadra Mobile sono subito andate alla ricerca del movente del feroce gesto. Infatti, la violenza adoperata sembrava superiore a quella necessaria a commettere una semplice rapina del telefono cellulare.
In questo modo, scavando nella vita privata del giovane, nel corso delle lunghe verbalizzazioni di tutto il nucleo familiare, è emersa una sorta di faida familiare accesasi tra due rami della stessa famiglia i cui componenti si sono stabiliti in due diverse città italiane. Una a Genova e l’altra a Milano.
Le investigazioni degli uomini dell’Antirapina della Squadra Mobile di Genova hanno ricercato ogni traccia utile a risalire agli autori del fatto.
Dalle immagini delle telecamere in via Milano sono riusciti a risalire al veicolo utilizzato dagli autori dell’aggressione.
Tutto era stato pianificato al dettaglio in quanto l’autovettura non era di pronta riconducibilità a coloro che l’avevano in uso: era intestata ad un prestanome.
La puntuale e scrupolosa analisi delle caratteristiche del veicolo hanno permesso di isolare il modello, di cui si conosceva solo parzialmente la combinazione alfanumerica delle targa.
In questo modo si è risaliti al vecchio proprietario del mezzo e quindi ai veri utilizzatori della autovettura che si nascondevano dietro il prestanome.
Erano i cugini della vittima, che hanno fornito la macchina adoperata per raggiungere Genova agli energumeni incaricati di portare a termine la spedizione punitiva. I due erano animati da una forte rivalità in affari e mal sopportavano che il cugino avesse avviato la stessa attività commerciale a Genova, sottraendo in questo modo i clienti ai parenti che operavano su Milano.
I due cittadini di origine bosniaca ma con cittadinanza italiana sono stati rintracciati a Milano al termine di una capillare attività di ricerca condotta dalle Squadre Mobili di Genova e Milano.
I due sono stati arrestati e condotti presso il carcere di San Vittore.